Ringrazio Carlo Maria Martini, uno dei grandi Italiani del nostro tempo

 

Carlo Maria Martini a Betlemme

Smettere di idratare o nutrire un paziente in stato vegetativo non è evitare un accanimento terapeutico, ma praticare una forma di eutanasia mediante l’omissione di ciò che andrebbe fatto per mantenere il paziente in vita.

Osservatore Romano, luglio 2010

Lasciano morire il cardinale Martini di fame e di sete. Dategli il tempo di realizzare e vedrete che anche stavolta Gaetano Quagliariello non mancherà di gridare: «Assassini!».

Luigi Castaldi

“Dopo un episodio di disfagia acuta – ha continuato il neurologo – il cardinal Martini non è più stato in grado di deglutire nulla ed è stato sottoposto a terapia parenterale idratante. Ma non ha voluto alcun altro ausilio: né la Peg, il tubicino per l’alimentazione artificiale che viene inserito nell’addome, né il sondino naso-gastrico. È rimasto lucido fino alle ultime ore e ha rifiutato tutto ciò che ritiene accanimento terapeutico”.

http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/Si-aggravano-le-condizioni-del-card-Martini-Ha-detto-no-a-accanimento-terapeutico_313648542060.html

E allora cosa fanno? Lo dannano? Un cardinale suicida che se ne frega delle direttive degli alti papaveri del clero: pessima pubblicità per il Vaticano.
Il cardinal Martini, se il Vaticano applicasse i criteri di Welby, non potrebbe ricevere le onoranze funebri secondo il rito cattolico (concesse invece a Pinochet)

Ormai sono incastrati nelle loro trappole dottrinali e possono uscirne solo facendo la figura dei pagliacci.

A volte la Chiesa si occupa di troppi peccati e non tutti nella Chiesa sanno e sentono che quello è il solo, vero peccato: la sopraffazione, l’umiliazione, il disconoscimento del proprio simile tanto più se è debole se è povero se è escluso. E se è un giusto. Uno che non farebbe mai cose che umiliano la dignità della persona.

Carlo Maria Martini, “Ragionando con Martini di peccato e Resurrezione”, La Repubblica, 13 maggio 2010

Chi non prende decisioni si lascia sfuggire la vita

Carlo Maria Martini

La Chiesa parla molto di peccato. È forse interessata a far apparire gli uomini più cattivi di quanto non siano? Di peccato la Chiesa ha parlato molto, a volte troppo. Da Gesù può imparare che è meglio incoraggiare gli uomini e stimolarli a lottare contro il peccato del mondo. Con ‘peccato del mondo’ la Bibbia non si riferisce solo alle nostre colpe personali bensì a tutte le ingiustizie e ai pesi che ereditiamo. Gesù ci chiama a collaborare alla guarigione laddove l’ordine divino del mondo è stato violato.

Carlo Maria Martini, “Conversazioni notturne a Gerusalemme”

 

La giustizia è l’attributo fondamentale di Dio. Nel giudizio universale Gesù formula come criterio di distinzione tra il bene e il male la giustizia, l’impegno a favore dei piccoli, degli affamati, degli ignudi, dei carcerati, degli infermi. Il giusto lotta contro le disuguaglianze sociali.

Carlo Maria Martini, “Conversazioni notturne a Gerusalemme”

La pedofilia è il più grave dei peccati, non umilia soltanto la persona e il debole, ma viola addirittura l’innocente. Aggiungo: nei casi che si sono verificati nella Chiesa i colpevoli sono addirittura sacerdoti e vescovi che hanno come primo compito quello di educare i giovani e i giovanissimi e quindi debbono frequentarli per adempiere il loro magistero. Ci può essere peccato più grave di questo?

Carlo Maria Martini, “Ragionando con Martini di peccato e Resurrezione”, La Repubblica, 13 maggio 2010

Una parte della Chiesa ci dice che essere testimoni delle agonie umane ci rende più compassionevoli. Ma a me pare evidente che chi ha bisogno di questo tipo di esperienza deve probabilmente avere un deficit nelle funzioni cognitive superiori. Per le persone normali (non psicopatiche) una tale esperienza sarebbe estremamente spiacevole, non didattica. È una logica bizzarra e perversa che potrebbe essere impiegata per giustificare qualunque azione, inclusa la tortura, ossia il culmine del controllo sul prossimo, il culmine della barbarie umana. Un dio che chiedesse un tale comportamento non sarebbe certo un dio d’amore, ma un angelo caduto, un parassita della creazione che nega assistenza a chi lo supplica perché per lui il dolore altrui è nutrimento.

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/07/07/la-volonta-di-dominio-sugli-altri-riflessioni-sullattivismo-leutanasia-e-laborto/

1 commento

  1. 20 ottobre 2012 a 15:44

    Leggo per caso queste righe. Sono il Prof.Cappello, da 38 anni mi occupo di Nutrizione Artificiale. Nella mia vita ho messo almeno 120.000 sondini a pazienti che non potevano alimentarsi, esattamente come è stato il Cardinale Martini, o a pazienti che volevano dimagrire.
    Il sondino non comporta alcun rischio e non comporta alcun fastidio. Dire che mettere un sondino può comportare un accanimento terapeutico è chiaramente falso. Lo dicono quelli che non hanno mai visto un sondino, non lo hanno mai messo a nessuno e parlano di cose che non sanno. Io so solamente che da sempre vedo morire di fame e di sete pazienti che potrebbero vivere benissimo se la cultura del sondino venisse promossa invece che essere contrastata. Welby è stato anche mio paziente e so che era solamente un paziente depresso che non accettava il dramma della sua malattia e doveva essere curato per la depressione invece che essere aiutato a morire.
    Se si eccettua il caso Welby, che non era più in cura da me quando ha preso la sua terribile decisione, non mi è mai successo di vedere un mio paziente in Nutrizione Artificiale di rinunciare alla vita. Nè un suo parente mi ha chiesto di interrompere il trattamento.
    il Cardinale Martini non voleva morire e per questo non ha rifiutato la terapia reidratante. Probabilmene era convinto, come tanti, che il sondino comportasse sofferenza. Ha rifiutato il sondino perchè ne aveva un’immagine distorta ed irreale, come molti che leggono sugli organi d’informazione cose che non sono vere. E quelli che l’hanno curato non sono stati capaci di spiegarglielo e farglielo provare per qualche minuto. In questo momento io ho 400 pazienti che vivono con un sondino, 31 di essi sono in cura da più di 10 anni. 2 da più di 19 anni. Se mi chiedessero di interrompere il trattamento non lo interromperei di sicuro. Ma loro potrebbero sfilarsi il sondino come e quando vogliono. Ci vuole un secondo e anche l’estrazione del sondino non comporta il minimo fastidio. Ma è un problema inesistente. Il suicidio è molto più comune in quelli che sono in pieno benessere fisico, chi invece giorno per giorno si deve misurare con la paura di morire difende la sua vita fino all’ultimo. In queste condizioni solo la più profonda delle depressioni ti può portare a al suicidio.

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