“Vagine in rivolta” (i nuovi idoli dei media occidentali)

“Pussy Riot” sono le “rivoluzionarie russe” celebrate dalla Repubblica.

Il quotidiano arriva a chiamarle “pasionarie”, eroine delle proteste contro il regime (i nemici della NATO sono sempre “regimi”, gli amici sono sempre “governi”, anche quando sono teocratici-assolutisti e destabilizzano altre nazioni).

PUSSY RIOT. È “singolare” che l’articolista, Anais Ginori, abbia scelto di non tradurre il loro nome – “la sommossa della figa” – limitandosi a definirlo “nome ammiccante” e che, da femminista, non abbia nulla da eccepire al fatto che altre donne usino i loro corpi nudi per richiedere la loro scarcerazione.

La Ginori ha stabilito che la Russia è una dittatura e che questa punk band e la blogger egiziana che si mostra nuda su internet sono assimilabili a Aung San Suu Kyi (!!!) ed alle tre più recenti Nobel per la Pace (!!!).
http://stefanofait.tumblr.com/post/71002131125/khodorkovsky-le-vagine-rivoltanti-sic-e-lidolatria

Nessun dubbio sull’appropriatezza di infilarsi polli in vagina davanti ai bambini, inscenare un’orgia in un museo, fare concerti in piazza o sui tetti degli edifici pubblici senza aver richiesto alcuna autorizzazione, od occupare una cattedrale dove si onorano i caduti di guerra russi per fare un concertino punk anti-putin e blasfemo, infischiandosene dei credenti e dei loro diritti. In Italia o in qualunque altro paese sarebbe legale? Non sarebbero in stato di fermo? Amnesty International le dichiarerebbe “prigioniere politiche”?

Infine, nessun riferimento al fatto che gli autoproclamati leader della protesta anti-Putin siano assidui frequentatori dell’ambasciata americana.

Il tutto, purtroppo, rientra nella campagna di propaganda che sta preparando la terza guerra mondiale, come la preparano le esercitazioni navali occidentali e russe davanti alle coste siriane.

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Nel 2010 Charlie Gilmour, il figlio del chitarrista dei Pink Floyd, David Gilmour, è stato arrestato per condotta violenta. Charlie Gilmour, 21 anni, era stato fotografato dopo che si era arrampicato sul Cenotafio – che ricorda i caduti di tutte le guerre – aggrappandosi alla ‘Union Jack’. Il ragazzo si era successivamente scusato per “il terribile insulto” e aveva definito il suo gesto “un’idiozia”.

Gli hanno dato 16 mesi, di cui 8 da passare in carcere!
ecco le parole del giudice: «Lei, a differenza di molte persone che vedo arrivare qui, ha avuto il vantaggio di un’intelligenza acuta e di ottimi studi. Conosce il lusso e il benessere. Mi rifiuto di pensare che non sapesse che cosa faceva. E strappando la bandiera ha insultato la memoria di uomini morti per garantire anche a lei il diritto di protestare».
http://www3.lastampa.it/esteri/sezioni/articolo/lstp/411776/

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Riesamino quel che ho fatto in questo post, a beneficio di tutti i lettori:

* Ho analizzato il carattere propagandista di un articolo che ignora il fatto che le azioni di quelle tizie le avrebbero portate all’arresto in una qualunque DEMOCRAZIA LAICA. Pensiamo a cosa sarebbe successo se una punk band italiana avesse fatto un concerto non autorizzato in una moschea o sinagoga italiana, o a San Petronio – è davvero così difficile condividere lo sdegno che si sarebbe levato? Siamo diventati così intolleranti nei confronti delle persone religiose? Le tizie in questione hanno ammesso di aver suonato nella cattedrale mentre i credenti pregavano ed hanno ammesso di sapere che si trattava di un crimine; ergendosi poi a paladine della lotta contro le ingiustizie del sistema penale russo si sono rese ridicole ed hanno presumibilmente oltraggiato chi le giudicherà. Se la potevano cavare con una sanzione, ma hanno voluto trasformare il caso in un evento mediatico e ora chissà.

* Ho cercato di evidenziare come nulla di tutto questo abbia a che fare con Putin, visto che la denuncia proviene dalla Chiesa ortodossa e riguarda l’occupazione di una cattedrale durante un rito: l’accusa è di vandalismo, non vilipendio (cf. Pietro Ricca e il suo “buffone” rivolto a Silvio Berlusconi);

* Ho denunciato la sciagurata equazione Aung San Suu Kyi (e le altre premio Nobel per la Pace) = rockettare in cerca di fama e leader degli occupanti cileni (celebre unicamente per la sua avvenenza e scelta come portavoce principalmente per la sua avvenenza);

Aggiungo ora che le loro azioni “dimostrative”, insultando la fede di milioni di credenti, hanno permesso a Putin di ergersi a difensore della fede e dei loro diritti fondamentali, ricompattando ulteriormente l’opinione pubblica russa dietro di lui. Ma, forse, l’intento di chi le sta usando propagandisticamente non è quello di screditare Putin in Russia, bensì quello di eccitare gli animi nei paesi NATO, in vista della resa dei conti. In quel caso la mossa è effettivamente brillante. 

9 commenti

  1. Linar said,

    31 luglio 2012 a 11:03

    Mi sembra, questo, un commento assai inutile. L’articolo su Repubblica (ottimo a mio avviso) parla di rivoluzioni al femminile nel mondo: da Aung San Suu Kyi alle Pussy Riot (è il nome di una band punk, non vedo il motivo per cui l’articolista doveva tradurlo, non è che traduciamo i nomi delle altre band, mi pare…), passando dalla studentessa cilena Camila Vallejo alle Femen e alla Tymoshenko ucraine, ecc…
    Non puoi far finta che quella russa sia una società anti-democratica. Potremmo certamente discutere ore sul concetto di democrazia oggi in Occidente, ma nulla toglie che la situazione russa sia da ritenere devastante e che la libertà d’espressione, di stampa e di associazione siano ai minimi storici. I bigotti ortodossi sono degli ultra-fondamentalisti che non hanno nulla da invidiare, in quanto a ristrettezza mentale, agli al-qaedisti (eccetto l’uso delle armi, probabilmente).

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    • 31 luglio 2012 a 11:33

      addirittura “assai inutile”.
      Io invece trovo assai utile denunciare il carattere grottesco di un parallelo tra delle vere eroine ed una punk band che se ne fotte dei diritti dei credenti (e io non lo sono, ma difendo il loro diritto di poterlo essere in santa pace) e le Femen, delle modelle esibizioniste che rappresentano ciò che di peggio si può immaginare per la tutela della dignità delle donne (ma adesso siamo tutti postmoderni e le tette e i culi al vento delle veline di turno sono la versione contemporanea dei sit-in e delle marce di M.L. King – e che diamine!)
      E’ singolare questa difesa della libertà d’espressione degli uni anche quando viola il diritto degli altri di poter pregare o meditare nella quiete del loro luogo di culto. E perché le vagine ribelli dovrebbero poter fare i concerti sui tetti di edifici pubblici, violando leggi comuni in tutto il mondo, senza essere perseguite?
      Non è con l’anarchismo sguaiato che si democratizza una società. Al contrario, si mortifica il significato stesso dell’idea di democrazia e si insulta l’opera di ben altre donne (e uomini), di ben altra levatura spirituale, morale ed intellettuale che usano ben altre vie per emancipare i loro concittadini.
      A differenza di Linar, non ritengo il suo commento “assai inutile”, anche se non mi pare particolarmente lucida l’analisi di chi definisce bigotti paragonabili agli al-qaedisti quei credenti che si sono sentiti offesi da un concerto punk in un luogo di culto.

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  2. Marco said,

    31 luglio 2012 a 11:33

    Quando i giornali parlavano dei sex pistols mica scrivevano “le pistole del sesso”! Comunque la differenza fra un regime e una democrazia (seppur con le sue tante ombre, oltre alle sue luci) e’ presto detta. I pistols hanno dato della fascista alla regina durante il giubileo e le loro canzoni oggi sono nella colonna sonora delle olimpiadi di Londra, in Russia le pussy riot sono in gabbia da due mesi… Con cio’ senza voler santificare le tre “punk” che forse sono anche delle furberie (ma certo non delle agenti della CIA, dai…)

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    • 31 luglio 2012 a 13:10

      Non mi pare di averle definite agenti CIA. Sono un filino più sofisticato.
      I “Sex Pistols” hanno sfidato il sistema in una qualunque maniera? O invece l’hanno fatto i Clash?

      Riesamino quello che ho fatto in questo post, a beneficio di tutti i lettori:
      * Ho analizzato il carattere propagandista di un articolo che ignora il fatto che le azioni di quelle tizie le avrebbero portate all’arresto in una qualunque DEMOCRAZIA LAICA. Pensiamo a cosa sarebbe successo se una punk band italiana avesse fatto un concerto non autorizzato in una moschea o sinagoga italiana, o a San Petronio – è davvero così difficile condividere lo sdegno che si sarebbe levato? Siamo diventati così intolleranti nei confronti delle persone religiose? Le tizie in questione hanno ammesso di aver suonato nella cattedrale mentre i credenti pregavano ed hanno ammesso di sapere che si trattava di un crimine; ergendosi poi a paladine della lotta contro le ingiustizie del sistema penale russo si sono rese ridicole ed hanno presumibilmente oltraggiato chi le giudicherà. Se la potevano cavare con una sanzione, ma hanno voluto trasformare il caso in un evento mediatico e ora chissà.
      * Ho cercato di evidenziare come nulla di tutto questo abbia a che fare con Putin, visto che la denuncia proviene dalla Chiesa ortodossa e riguarda l’occupazione di una cattedrale durante un rito;
      * Ho denunciato la sciagurata equazione Aung San Suu Kyi (e le altre premio Nobel per la pace) = rockettare in cerca di fama e leader degli occupanti cileni (celebre unicamente per la sua avvenenza e scelta come portavoce principalmente per la sua avvenenza);

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  3. sergej said,

    1 agosto 2012 a 16:33

    Ma perchè assieme alle femen non vanno a strillare seminude in una moschea saudita contro quel cattivone del re che non fa guidar la macchina alle donne? Anche questa è libertà o no ? Comunque la Pravda era un giornale più serio.

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  4. 1 agosto 2012 a 16:59

    “In the UK one can be imprisoned for writing unpopular and unpleasant sentiments on Twitter. In the UK you can be shipped off to another country to serve a 60 year sentence for running a filesharing website. In the UK a policeman can brutally and fatally assault a member of the public and escape sanction. In the UK a policeman can fire multiple rounds of 9mm ammunition into the head of an innocent man and escape sanction. In the UK a Prime Minister can tell barefaced lies to his electorate in order to convince them to back an invasion of another country that offered no threat to the UK and escape sanction. In the UK soldiers returning from a brutal and unjust war of occupation are treated like heroes”.
    Exactly!

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  5. 1 agosto 2012 a 17:13

    14 articoli sulle Pussy Riot nel Guardian. 14!!!!
    Circa il doppio di quelli dedicati ad Aung San Suu Kyi per il suo ingresso in parlamento.
    E uno non dovrebbe insospettirsi?

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    • sergej said,

      1 agosto 2012 a 21:08

      Sono evidentemente tecniche di manipolazione dell’opinione pubblica di natura simile a quelle utilizzate nella pubblicità. Quindi ripetizione, contenuti emozionali, stereotipi, rappresentazione distorta ed acritica dei fatti … Stessi mezzi utilizzati per Libia e Siria, del resto i narratori sono gli stessi e medesimo è il fine. Concordo, la resa dei conti si avvicina.

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    • Rob said,

      1 agosto 2012 a 22:19

      No, uno non dovrebbe insospettirsi perchè, come sai molto meglio di me, giornali come il Guardian ragionano solo in termini di copie vendute e le Pussy Riot si vendono molto meglio di Aung San Suu Kyi.

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