Gli opportunisti dell’umanitarismo sono un pericolo per tutti noi (e ci porteranno in guerra)

Le guerre non sono catastrofi naturali, sono scelte, scelte variamente motivate, ma spesso dettate dalla brama di gloria, di potere, di ricchezza, ecc. Ci sono persone che le programmano e le scatenano.

Gli Osservatori ONU hanno confermato che l’ultimo massacro (in ordine di tempo), non ha colpito civili ma disertori e militanti (= ribelli armati). Il che conferma quando affermato dal regime siriano nella giornata di ieri: “Anche secondo i dati raccolti dal New York Times, quella di Tremseh più che una strage di civili è stata una carneficina di ribelli: uno scontro impari tra truppe siriane più numerose e ben armate e forze dell’opposizione in numero inferiore e dotate solo di armi leggere”.

http://www.repubblica.it/esteri/2012/07/14/news/siria_missione_onu-39073815/?ref=HRER2-1

Se non avessero estromesso le forze di opposizione che volevano negoziare fin dall’inizio con il governo, preferendo la via della violenza, non sarebbero morti a questo modo. Lo Yemen dimostra che si poteva fare altrimenti, ma nello Yemen l’Occidente voleva stabilità, in Siria no.

Ma la Repubblica riesce a distorcere quest’informazione, con un sapiente uso delle parole, al punto da far credere al lettore che invece confermano la versione dei ribelli (che ieri parlavano, invece, di civili disarmati).

Che interesse ha il gruppo la Repubblica/l’Espresso a spingerci verso l’intervento armato, a pochi mesi da quello in Libia, che si è concluso così:
“Nel caotico dopo-Gheddafi…in tutto il paese si registrano scontri armati. Bengasi da culla della Rivoluzione è diventata regno della paura controllato soprattutto dagli integralisti, con agguati e sparatorie (…) Gli islamisti si sentono i padri e i martiri della Rivoluzione e non sanno cosa sia il rispetto delle regole, delle leggi, dello Stato. Qualsiasi contrasto i bengasini lo risolvono con l’uso della forza (…) Oggi nel paese regna il caos. La tribù Mashashia ha combattuto con Gheddafi e oggi è in guerra con la tribù Gontran di Zintan. Misurata è in guerra con Taurga i cui uomini si schierarono con Gheddafi. Per Misurata, Taurga deve «sparire». Lo stesso accade tra Zwarah e Jmail e Regdaline. Tra Sabratah e Zwarah. E a Kufra è peggio ancora. A Derna, regno dei qaedisti e degli integralisti islamici, tutti gli occidentali, anche dei «paesi amici» come la Francia «sono nemici perché occidentali». La Libia è una polveriera, non c’è polizia e l’esercito nazionale, lasciando alle milizie il controllo del territorio”.

Guido Ruotolo, La Stampa, 29 giugno 2012

http://www.difesa.it/Sala_Stampa/rassegna_stampa_online/Pagine/PdfNavigator.aspx?d=29-06-2012&pdfIndex=26

Resta il fatto che i ribelli siriani hanno mentito, per l’ennesima volta (come facevano quelli libici), ma ogni volta i media italiani prendono per oro colato tutto quel che dicono.

Resta anche il fatto che i ribelli stanno perdendo e quindi c’è da attendersi un false flag, un falso attentato terroristico con armi chimiche: infatti “fonti dell’intelligence” affermano che il regime sta spostando armi chimiche a Homs. Di tutti i posti possibili, proprio la cosiddetta “capitale dei ribelli”, che peraltro è ancora sotto controllo governativo? Vogliono gasare i propri cittadini pur avendo il controllo della città?

http://news.sky.com/story/959953/syria-military-moves-chemical-weapons-to-homs

Stiamo avvicinandoci a grandi falcate ad una terribile guerra nel Medio Oriente che si ripercuoterà sull’intero globo, con embarghi incrociati, escalation militari e uso di armi di distruzione di massa e di nuove tecnologie belliche.

L’umanità è solo responsabile della sua inerzia e della sua credulità. Non è l’umanità a volere questa guerra. L’umanità non ama le guerre, preferisce coltivare il proprio campicello (vivi e lascia vivere):

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/07/02/lopinione-pubblica-occidentale-rifiuta-di-farsi-coinvolgere-nella-questione-siriana/

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/07/01/mussalaha-riconciliazione-quei-siriani-che-rifiutano-gli-uni-e-gli-altri-e-vogliono-vivere-in-pace/

Non c’è un mostro sanguinario dentro di noi che è tenuto a bada dalle élite. Ci sono invece élite che, ripetutamente, per puntellare il proprio potere ed aumentare i propri profitti, ci mettono gli uni contro gli altri. élite occidentali ed euro-asiatiche.

Anche in Italia c’è un’élite che spinge per un intervento armato in Siria. Il nostro ministro degli esteri usa l’eufemismo “muscolare” al posto di “armato”.

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/07/14/il-ministro-degli-esteri-italiano-auspica-una-missione-piu-muscolare/

Altri politici chiedono pressioni sempre più decise sulla Russia (“offensiva diplomatiche”)

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/06/18/il-senatore-della-repubblica-e-la-questione-siriana/

Per avere successo, isolano le migliori personalità, quelle del dialogo, della negoziazione, del compromesso, quelle che veramente si spendono per la causa umanitaria, perché hanno sinceramente a cuore le sorti del proprio popolo e del proprio paese:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/06/24/leader-della-rivolta-anti-assad-condivide-le-mie-preoccupazioni-sulla-siria/

I falsi umanitaristi (quelli part-time: quando la causa ottiene il sostegno dei media e di Londra+Washington+Gerusalemme/Tel Aviv) spesso credono di essere in buona fede, sebbene siano lupi che si considerano agnelli. A differenza del lupo consapevolmente camuffato da agnello, l’umanitarista opportunista è un fanatico ed è quindi estremamente pericoloso per se stesso e per gli altri, specialmente per i popoli esotici:

https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/03/25/la-tirannia-umanitaria-e-i-falsi-profeti-cosa-ci-ha-insegnato-kony-2012/

Sono persone che ancorano la loro autostima ad una causa di vasto consenso e che piace ai potenti. Amano compiacere i potenti e lo fanno con veemenza ed estremismo, la fede cieca di chi, come tutti i narcisisti, ha bisogno di continuare a credere di non aver commesso un errore, pena il collasso del rispetto di sé. Sono quelli che in Germania combattevano per la patria nazista fino all’ultimo, per non dover ammettere di essersi schierati dalla parte sbagliata. Oggi sono gli utili idioti che facilitano l’incedere della macchina da guerra della NATO. Domani, quando la NATO sarà sconfitta a causa della sua hybris, faranno il salto della quaglia e sosterranno la causa dell’amicizia euroasiatica da Finisterre a Shanghai e Vladivostok.

Questo perché non è la propaganda ad ingannare le persone: le aiuta solo ad ingannarsi meglio.

Avendo poca fede in se stessi (tipico del narcisista che ha bisogno di continue rassicurazioni), si aggrappano ad un qualunque surrogato di fede, una santa causa, un relitto che funga da salvagente. Dichiarano di essere altruisti, di aver messo da parte il loro ego, di essere votati al bene del prossimo, ma in realtà la loro è vanità. Diversamente, si informerebbero in modo serio e responsabile a proposito della causa che appoggiano. Se non lo fanno è perché sono loro ad averne bisogno, non le persone che pretendono di voler aiutare. Le “vittime” sono solo un mezzo, uno strumento, perciò l’attenzione dell’umanitarista part-time sarà sempre altamente selettiva. Ci sarà sempre un Hitler di turno che perseguita degli eroi romantici. Ci sarà sempre una popolazione indifesa (la fanciulla, la principessa prigioniera) che necessita dell’aiuto di un cavaliere senza macchia e senza paura pronto a sfidare il drago (ma sempre e solo quando è certo di poterlo battere). Gli scettici saranno sempre complici dell’Hitler del menù del giorno, o idioti complottisti, indipendentemente dai precedenti storici (la storia è cancellata quando interferisce con la visione idealizzata della realtà che protegge un ego insicuro).

Il fatto è che chi non ha problemi ad ingannare se stesso è facile preda di chi lo vuole ingannare. Perciò circuire l’umanitarista opportunista è come rubare un leccalecca ad un bambino. E i risultati sono eccellenti: essendo isolato dalla realtà, non si rende neppure conto della sua meschinità, egocentrismo, vanità, superbia, faziosità, disonestà intellettuale, bullismo, ecc. Userà parole forti non per esprimere le sue emozioni, ma per evocarle in se stesso. Infatti c’è sempre una vocina che lo tormenta, che lo mette in discussione: va tacitata. Il fanatismo non è sintomo di ferma convinzione, ma di un’intollerabile ed intollerata incertezza.   

Oggi c’è la Siria, qualche decennio fa c’era il Vietnam.

Un Americano Tranquillo” è un eccellente romanzo-denuncia di Graham Greene scritto negli anni Cinquanta, quando l’autore era già in grado di prevedere gli esiti funesti del coinvolgimento statunitense nel Vietnam, allora una colonia francese che lottava per la sua indipendenza. Il tranquillo americano in questione è Alden Pyle, all’apparenza un medico volenteroso e posato, che si rivela poi essere uno zelante e spietato agente della CIA, disposto a massacrare decine di innocenti in nome della causa anti-comunista. Qui mi interessa soprattutto riproporre la caratterizzazione che Greene imprime sul personaggio: “Non era capace di immaginare il dolore o il pericolo per se stesso, allo stesso modo in cui non riusciva a riconoscere negli altri il dolore che causava loro” (Greene, 1983, p. 63) – “Mi accadde diverse volte di scorgere nei suoi occhi un’espressione di dolore e disappunto quando la realtà non corrispondeva alle idee romantiche che si era fatto, o quando qualcuno che amava o ammirava non riusciva ad dimostrarsi all’altezza dei suoi inarrivabili standard” (p. 75) – “Sarà sempre innocente, e non si può dare la colpa ad un innocente, perché sono sempre incolpevoli” (p. 183). Pyle è un fanatico ed il fanatico, diceva George Santayana, “è un uomo che raddoppia gli sforzi quando si dimentica dei fini”. Alla fine organizza un finto attentato terroristico (guarda caso!) che servirà a causare un’escalation e l’intervento militare americano: nella piazza devastata cerca prima di tutto di pulirsi i pantaloni dal sangue, invece di aiutare i feriti.

Sta succedendo di nuovo. Di nuovo le credenze sono più importanti dei fatti (loro continuano ad accusare i loro critici di non badare ai fatti, quando sono loro i primi a non degnarsi di considerare i fatti presentati dai critici), l’azione muscolare più importante della pace, le idee più vitali delle persone, la propria asserita innocenza più esiziale dell’innocenza delle vere vittime delle loro iniziative, dei loro errori, delle loro vulnerabilità e dei loro difetti caratteriali. Di nuovi gli opportunisti dell’umanitarismo si rifiutano di pensare e spengono il cervello. Mentre i soldati, che sanno cos’è la guerra, non venerano la forza, ma la temono e la rispettano, gli opportunisti dell’umanitarismo non si fanno troppi scrupoli. Professano di amare l’umanità, ma è lecito dubitarne, visto che non si domandano se certi attivismi siano generati da nobili motivazioni ed indirizzati a nobili scopi e se per caso l’esito finale non potrebbe essere una situazione molto più degradata (es. il narcofeudo del Kosovo, l’anarchia afghana e somala, i ghetti palestinesi).

Per proteggere la loro psiche hanno bisogno di credere ad una realtà manichea in cui la loro parte è sostanzialmente angelica e civile e l’altra è satanica e barbarica. Il fatto che la propria parte si proclami civile ma si comporti barbaramente dovrebbe farli esitare, ma non se lo possono permettere. Sono governati dalle parole, non dai fatti e dalle idee e, per quanto morte possano essere le parole della propaganda, le riempiranno loro di un conveniente e confortevole significato.

Sono pericolosi, perché le diversità di vedute “riconciliate” con l’uso della forza diventano contrapposizioni feroci, marcate da un odio viscerale, diventano un incendio difficilmente estinguibile, che rischia di bruciarci tutti.

2 commenti

  1. 4 agosto 2012 a 10:11

    […] una dura ma necessaria battaglia contro quelli che chiamo “gli opportunisti dell’umanitarismo” che ci stanno spingendo verso il baratro, facendo leva sulla nostra emotività e cercando di […]

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