Il criptofascismo dei “liberalizzatori” e dei privatizzatori

 

Lo stato è oggi ipertrofico, elefantiaco, enorme e vulnerabilissimo, perché ha assunto una quantità di funzioni di indole economica che dovevano essere lasciate al libero gioco dell’economia privata. […] Noi crediamo, ad esempio che il tanto e giustamente vituperato disservizio postale cesserebbe d’incanto se il servizio postale, invece di essere avocato alla ditta stato, che lo esercisce nefandemente in regime di monopolio assoluto, fosse affidato a due o più imprese private. […] In altri termini, la volontà del fascismo è rafforzamento dello stato politico, graduale smobilitazione dello stato economico.

Benito Mussolini. Opera Omnia., XVI, p. 101

Una dittatura può essere un sistema necessario per un periodo transitorio. […] Personalmente preferisco un dittatore liberale ad un governo democratico non liberale. La mia impressione personale – e questo vale per il Sud America – è che in Cile, per esempio, si assisterà ad una transizione da un governo dittatoriale ad un governo liberale”.

Friedrich von Hayek, nume tutelare dei neoliberisti, intervistato daRenée Sallas per El Mercurio”, il 12 aprile 1981. Pinochet rimase al potere fino all’11 marzo 1990 e continuò a ricoprire l’incarico di comandante in capo delle Forze armate cilene fino al 1998.

Hayek fu nominato presidente onorario del “Centro de Estudios Públicos”, think tank liberista fortemente voluto da Augusto Pinochet, dittatore cileno giunto al potere grazie al sostegno della CIA.

La mano invisibile del mercato non funzionerà mai senza un pugno invisibile. McDonald’s non può prosperare senza McDonnell Douglas e i suoi F-15. E il pugno invisibile che mantiene il mondo sicuro permettendo alle tecnologie della Silicon Valley di prosperare si chiama US Army, Air Force, Navy e Marine Corps“.

Thomas L. Friedman, A Manifesto for the Fast World“. New York Times. March 28, 1999.

*****

Ha sempre immaginato se stesso un libertario, che a mio modo di vedere significa “Voglio la libertà di arricchirmi e tu puoi avere quella di morire di fame”. È facile credere che nessuno dovrebbe dipendere dalla società finché non ti accorgi di avere bisogno di tale aiuto.
Isaac Asimov, “I. Asimov”, p. 308

L’uomo è veramente libero quando può fare tutto ciò che gli piace. È una concezione naturalistica, nella misura in cui l’azione umana segue o ubbidisce ai propri occasionali istinti o appetiti; ma, per avere la possibilità di soddisfare i propri desideri e quindi di essere libero, l’uomo non deve trovare ostacoli e, se li trova, deve avere anche la forza (e il potere) di costringere e subordinare gli altri uomini. È una libertà che presuppone, dunque, la disuguaglianza. Dato che la libertà coincide con il potere, chi ha più potere è maggiormente libero: paradossalmente l’uomo veramente libero è il despota.

Nicola Matteucci sul credo liberista/neoliberista [da: Norberto Bobbio, Nicola Matteucci e GianfrancoPasquino, Dizionario di politica, Roma: l’Espresso, 2006. p. 362]

Correttamente inteso, il libertarismo assomiglia ad una visione che il liberalismo nacque per contrastare, ossia la dottrina del potere politico privato che sta alla base feudalesimo. Come il feudalesimo, il libertarismo concepisce il potere politico legittimo come fondato su una rete di contratti privati. Esso respinge l’idea, essenziale al liberalismo, che il potere politico sia un potere pubblico che va esercitato imparzialmente per il bene comune…Dato il ruolo cruciale della libertà assoluta di stipulare accordi contrattuali che devono essere pubblicamente riconosciuti e resi effettivi, ne consegue che tutte le libertà possono essere alienate, come qualsiasi bene economico. Di conseguenza, non c’è posto in un regime libertario per l’inalienabilità, l’idea che alcuni diritti sono così essenziali per mantenere la dignità e l’indipendenza delle persone che uno non può rinunciarvi consensualmente.

Samuel Freeman, “Illiberal Libertarians: Why Libertarianism Is Not a Liberal View”, Philosophy and Public Affairs, Vol. 30, No. 2. (Spring, 2001), pp. 105-151)

 

Quel che Hayek non vede, o non vuole ammettere, è che un ritorno alla “libera” concorrenza significa, per la grande maggioranza delle persone, una tirannia probabilmente peggiore, perché più irresponsabile di quella dello Stato…Il professor Hayek nega che il libero capitalismo conduca necessariamente al monopolio, ma in pratica è lì che ha portato.

George Orwell, recensione a “The Road to Serfdom” di F.A. Hayek (1944).

 

La libertà dei lupi comporta la morte delle pecore.

Isaiah Berlin

Gli anarco-capitalisti sono contro lo Stato semplicemente perché sono prima di tutto capitalisti. La loro critica dello Stato è basata su un’interpretazione della libertà nel senso del diritto inviolabile alla proprietà privata. Non sono interessati alle conseguenze sociali del capitalismo per i deboli, i senza potere e gli ignoranti…L’anarco-capitalismo è solo un far west in cui solo i ricchi e gli scaltri trarrebbero beneficio. È fatto su misura per chi non si preoccupa del danno al prossimo o all’ambiente che lascia dietro di sé.

Peter Marshall, “Demanding the Impossible: A History of Anarchism”

[NOTA BENE: la cosa ridicola dei libertari è la loro superba ed egotistica pretesa di essere più scaltri, forti ed abili degli altri e quindi la convinzione che una società del genere li avvantaggerebbe, NdR]

La ricerca di una superiore giustificazione morale per l’egoismo.

James K. Galbraith sul liberismo

I poveri sono contrari all’idea di essere governati male, i ricchi sono contrari all’idea di essere governati.

G. K. Chesterton

L’alternativa allo stato (la coercizione privata e non regolamentata) dà risultati ben peggiori, come mostra piuttosto chiaramente la storia degli stati privatamente controllati (monarchie, dittature, dispotismi) e delle “leggi” private come la schiavitù, le mafie, i signori della guerra, ecc. Abbiamo costruito un governo che è di proprietà congiunta di tutti, perché la proprietà privata incentiva eccessivamente lo scopo di lucro per mezzo dell’altrui coercizione.

Mike Huben

I mercati funzionano comprando e vendendo, trattano le cose come merci e, se non glielo impediamo, anche le persone. Fino a quando non sono stati imposti dei controlli, l’esito delle operazioni di mercato è stato la schiavitù, la servitù della gleba o bambini che trascinavano i vagoncini delle miniere. È stato il “libero” mercato che ha cacciato i neri attraverso le foreste africane e li ha messi all’asta a Charleston.

George Walford, “Friedman or Free Men?”

*****

Come li possiamo chiamare se non fascio-libertari?

Vogliono avere la libertà totale per se stessi ma anche il potere di negare la libertà di scelta a coloro che non farebbero le loro stesse scelte (e che quindi, con il loro rifiuto, ostacolerebbero i loro piani). Il loro vero motto è “io sono libero di fare qualsiasi cosa che ritengo giusta e voi siete liberi di fare qualsiasi cosa che ritengo giusta“.

La società fascio-libertaria è psicopatica:

* L’organizzazione è tipicamente piramidale, per molti versi neo-feudale, secondo la tradizionale logica della Rangordnung, che stabilisce una differenza morale ed ontologica tra persone sulla base della forza e della mancanza di scrupoli; adatta ai conformisti ed arrivisti;

* si neutralizzano gli “intollerabili formalismi” e le “vergognose garanzie” della democrazia;

* il più forte deve poter stabilire le regole del gioco, il più debole può solo adeguarsi, allontanarsi o perire;

* la sua evoluzione finale sarebbe un sistema totalitario in cui si è schiavi verso l’alto e tiranni verso il basso, laddove la sovranità in una direzione deve compensare la mancanza di libertà nell’altra;

* la psicologia del fascio-libertario è quella di una persona aggressiva, predatoria, sempre al limite delle proprie capacità e magari oltre, che desidera possedere più di quanto gli spetta, che vede il potere come un’opportunità di trasgressione e prevaricazione, che rifiuta il limite e la proporzione (l’euthymia di Democrito) in virtù dell’ethos virilista che incornicia tutto questo. I fascio-libertari sono dominatori, amano il potere in quanto tale, bramano il controllo degli altri. Sono spietati, intimidiscono, sono vendicativi. Cinici verso chi aiuta il prossimo, preferiscono essere temuti piuttosto che amati. Sono dmonati dalla brama di prendere e possedere invece che dare e condividere, di sfruttare invece che di accordarsi;

* il sistema sociale a cui aspirano è fondato sullo sfruttamento, sul consumo smodato e sul controllo di chi sta sotto e chi sta sotto tende a sognare di prendere il potere al posto del padrone, non di mitigare, trasformare o abolire il sistema;

* il fascio-libertarismo è la concretizzazione della filosofia nietzscheana, incapsulata in questo aforisma (259), tratto da “Al di là del bene e del male”: “Lo ‘sfruttamento’ non compete a una società guasta oppure imperfetta e primitiva: esso concerne l’essenza del vivente, in quanto fondamentale funzione organica, è una conseguenza di quella caratteristica volontà di potenza, che è appunto la volontà della vita”;

* i fascio-libertari sono tendenzialmente immaturi, petulanti, mancano di autodisciplina, grondano di narcisismo;

* il loro attaccamento agli eroi riflette la tendenza a deificare i genitori per placare le ansie rispetto ad un mondo percepito come ostile e fuori controllo.

32 commenti

  1. Mauro Poggi said,

    26 giugno 2012 a 18:27

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  2. Michele90 said,

    26 giugno 2012 a 18:35

    Mi sembra di leggere tra queste parole, tutta quella frenetica agitazione dei primi anni del ‘900 dove in barba a tutto, si proclamava la nascita di un nuovo uomo, forte, virile, senza limiti, arrogante. Per me questi fascio-libertari sono proprio intollerabili a livello morale. Non concepisco la loro, come definirla, psicologia demoniaca. Persone malate e marce dentro, dove al posto del cuore hanno un buco nero. Per me sono il male del mondo. Sono quasi bestie.

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    • 27 giugno 2012 a 08:21

      “sono quasi bestie”.
      Si comportano anti-umanamente, come se fossero privi di empatia, come se fossero psicopatici. Forse alcuni di loro lo erano o lo sono. L’importante però è non demonizzarli. Come spiega Beniamino, la loro esistenza ci istruisce sulle trappole della razionalizzazione del male e di certi assoluti. Inoltre noi possiamo e dobbiamo essere diversi da loro, altrimenti non potremo costruire una società migliore: se li demonizziamo (una tendenza che è anche mia) finiamo per accettare la loro logica, per diventare indistinguibili da loro. E’ quello che temo accadrà quando la gente ne avrà abbastanza ed inizierà a distruggere tutto: invece di una rivoluzione della mente e dello spirito rischiamo di avere un terrore rivoluzionario magari guidato da quegli psicopatici o comunque figure malevole che non sono riuscite ad avere successo e che vogliono rifarsi ora, a spese di tutti (cf. Robespierre, Saint-Just, Stalin, Mao, Mussolini, ecc.).

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  3. 26 giugno 2012 a 22:07

    Caro Stefano, ho letto da poco sia “Road to Serfdom”, sia “Liberalismo” di von Hayek e devo dire che mi hanno molto arricchito in positivo e in negativo (non in senso qualitativo). Sono rimasto molto affascinato dal personaggio, perché è indubbio che sia uno dei grandi pensatori del ‘900, e dal modo col quale attacca ogni tipo di totalitarismo. Ho trovato interessante la sua teoria della conoscenza e la sua applicazione, ma, allo stesso tempo, sono arrivato a conclusioni analoghe alle tue circa gli esiti totalitari del liberismo e dell’anarco-capitalismo. Paradossalmente, il sistema che von Hayek indica per la sconfitta delle dittature è una dittatura, un’oligarchia di soggetti che necessariamente devono ledere la libertà altrui per garantire la propria arbitrarietà, poiché la libertà senza responsabilità è arbitrarietà. Già considerando che, comunque, in von Hayek esiste il problema della finitezza, è impensabile che l’allocazione delle risorse in base alla capacità individuali senza freni conduca alla completà libertà, poiché se ciò che da un lato è accumulazione, dall’altro è sottrazione. Ecco, quindi, l’apprendimento “in negativo” da parte mia: per me, che oscillo tra il socialismo liberale e il liberalismo sociale, la definizione del liberismo è il segno di ciò che il liberalismo non deve diventare, e, allo stesso tempo, l’esempio del limite ideale (o ideologico?) al quale fermarmi. Grazie per il tuo articolo, Stefano, è un importante spunto di riflessione: lo rileggerò per cercare eventuali considerazioni a questo mio commento.

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  4. 11 luglio 2012 a 08:08

    Per me il liberismo è una forma di entropia, è l’ entropia umana,
    l’ entropia della mente e della società umana. Credo che tale entropia nasca da quello che Spinoza definiva il “limite intrinseco” del modo dell’ essere umano, che io identifico come incapacità degli esseri umani di considerarsi come una parte del Tutto, sia come specie che come mondo naturale. I periodi di progresso sono stati quelli in cui gli uomini si sono spinti verso la reciproca unificazione, cioè verso l’ estropia; viceversa i periodi di divisione,
    come quello in corso da quasi mezzo secolo (che in realtà si potrebbe definire “atomizzazione”) sono periodi di grande entropia e regressione.

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    • 11 luglio 2012 a 09:02

      sì, mi piace questa lettura degli eventi.
      Purtroppo temo che a breve cercheranno di riunirci a forza e non per aiutarci a maturare. Come spesso accade, all’anomia corrisponde un’oscillazione del pendolo verso il centralismo autoritario, mentre la convergenza dovrebbe essere spontanea, per non sfociare nel ribellismo o nel suicidio. Vedremo.

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  5. Vinicio Dolfi said,

    13 luglio 2012 a 17:22

    Non credo che cercheranno di riunirci a forza, ma al contrario
    continueranno a dividerci a forza. E’ sbagliato confondere
    l’ unità con il centralismo; il totalitarismo nella sua essenza
    non si differenzia dal liberalismo, se non per il fatto che quest’ ultimo è mistificatorio e quindi più forte. Il potere, qualunque sia,
    per mantenersi cercherà sempre di dividere i suoi sudditi. Quando invece gli uomini sono uniti, allora si può realizzare la
    vera democrazia, quella di cui parlava Spinoza, una democrazia
    dove tutti hanno lo stesso potere e quindi il potere non esiste.

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    • 14 luglio 2012 a 08:31

      “divide et impera”, “ordo ab chao”: il fatto che ci provino non significa che ci riescano.
      Ma è sufficiente inventare una missione superiore o una minaccia esterna per unire un popolo e una specie per il motivo sbagliato: questo tipo di unione non porta alla democrazia ma alla schiavitù. Anche nella schiavitù tutti gli schiavi hanno lo stesso potere: nessuno (cf. bolscevismo, maoismo, progetti di riordino europeo dei nazisti, ecc.). La differenza mi pare sia quella tra l’unità di un gregge (democrazia diretta plebiscitaria del televoto applicato a tutto e manipolato a puntino) e l’unità di una comunità di esseri liberi e uguali (utopismo anarchico).
      Comunque questo mi pare un dibattito molto proficuo e forse persino esiziale: come ci si unisce senza fondersi e senza essere assoggettati? Se le forze che hanno promosso la NATO sono sempre state paladine del federalismo che cosa sta a significare?

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  6. Dolfi Vinicio said,

    14 luglio 2012 a 13:13

    Bè, semplice e complesso allo stesso tempo. Per unirsi
    senza fondersi è necessario che nessuno abbia posizioni
    di vantaggio rispetto agli altri. Penso che ci si possa
    riuscire innanzitutto eliminando la proprietà privata,
    il denaro e ogni forma di pagamento (e quindi di economia),
    ma non basta. Ognuno deve essere riconosciuto come
    diverso e unico rispetto agli altri, ma senza vantaggi
    materilai per nessuno; al bando ogni forma di successo
    individuale. Così come le cellule di un corpo umano sono
    unite a formare un’ unico organismo senza che nessuna
    di essa schiavizzi le altre. E’ proprio quando alcune
    cellule pensano di essere “più importanti” che si sviluppa
    il cancro. C’ e’ altro da dire, ma non ho tempo e spazio, queste sono le mie personali opinioni.

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    • 14 luglio 2012 a 13:30

      L’immagine delle cellule del corpo era molto cara ai nazisti e nel corpo ci sono certamente parti più importanti di altre. Anzi, in quella prospettiva, le cellule maligne (ebrei, nomadi, comunisti, omosessuali, testimoni di geova, ecc.) possono e devono essere eliminate.
      Ma se stiamo parlando di comunità/corpo spirituale, allora mi trovo sostanzialmente d’accordo.
      Ci sarà certamente occasione di approfondire.

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  7. Vinicio Dolfi said,

    14 luglio 2012 a 16:52

    In realtà erano i nazisti ad essere le cellule maligne…….
    La diversità culturale è alla base della natura, e quindi
    anche della democrazia. E’ la prevaricazione, il dominio
    di una parte che schiaccia le diversità. Le nostre cellule
    sono tutte diverse (ossee, muscolari, nervose, renali,
    epatiche, ecc.) e tutte cooperano tra loro. La cooperazione
    è alla base della vita. Non per caso i conservatori sono
    sempre stati contro il pluralismo politico (vedi leggi elettorali
    maggioritarie, che soffocano il pluralismo) e per il liberismo
    economico, le due cose vanno a braccetto. In una società
    libera dal denaro i lavoratori potrebbero fare il loro lavoro
    senza il problema del debito e di come arrivare a fine mese:
    Oggi invece la finanza schiaccia il lavoro.

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    • 14 luglio 2012 a 17:06

      è evidente che erano cellule maligne, ma è anche altrettanto evidente che tutte le metafore organicistiche possono essere usate per i fini più disparati, anche malevoli. Ogni simbolo, metafora, allegoria, archetipo può essere un’arma a doppio taglio. Quindi non farei troppo affidamento sulle immagini suggestive. La stessa Chiesa cattolica si definisce “POPOLO DI DIO, CORPO DI CRISTO, TEMPIO DELLO SPIRITO SANTO” e questa è una cosa non solo risibile ma altamente blasfema (e verrà il tempo in cui ciascuno raccoglierà ciò che ha seminato).
      A questo mondo la cooperazione è tanto alla base della vita quanto lo è la competizione e la sopraffazione: non perdiamo di vista la realtà del pianeta in cui viviamo, che è fatta di sangue, istinto di sopravvivenza, dolore, violenza, ecc. E’ probabile che persino le piante soffrano, a modo loro, quando qualcuno le estirpa o le mangia. Kropotkin era certamente una brava persona ma avea una visione idealizzata delle cose. Qui c’è una combinazione di tutto: non è l’Eden e non è neanche il “Regno di Satana”. Quel che è fuori di dubbio è che si lotta e ci si sforza in ogni istante: non è un mondo per mammole, neanche tra i Bonobo o nelle lamaserie.

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  8. Vinicio Dolfi said,

    16 luglio 2012 a 08:10

    Se è per questo qualsiasi idea può essere usata a doppio taglio (ed infatti in tutta la storia umana non esiste alcun pensiero che non abbia subito questa sorte). Se per paura rinunciamo alle idee, che sono strumenti per realizzare certi fini, il potere prevarrà sempre. Il progresso avviene quando non si ha paura
    di mettere in campo le idee. Non credo che sia ineluttabile che l’uomo debba sempre soffrire; qui ci vedo una singolare coincidenza tra il tuo pensiero e la Chiesa Cattolica che tu
    critichi (siamo venuti al mondo solo per soffrire). Noi invece dobbiamo puntare al benessere e alla felicità per tutti; è quello che si definisce pensiero positivo, al contrario di quello negativo e fatalista che ci dice che non c’è alternativa alla disperazione.

    Dire che la felicità è per le mammole è, oltre che assai semplicistico, offensivo. La natura non ha intenzionalità, ma comunque in essa c’è un’ ordine che la società umana non ha.
    E poi l’ uomo, se è intelligente, non dovrebbe crearsi un sistema migliore di quello naturale?

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  9. Vinicio Dolfi. said,

    16 luglio 2012 a 17:20

    Non conosco Niebuhr e nemeno Kropotkin, e non so
    nemmeno se sono lucido, anch’ io ho i miei difetti.
    So qualcosa di Spinoza e di Rousseau, ed anche di
    Dewej, e tutti costoro avevano un’ opinione positiva
    dell’ anima umana. (O almeno neutrale, nel caso di Spinoza,
    come Marx del resto). Non so nemmeno se l’ uomo sia
    irrimediabilmente ed ontologicamente egoista, come
    affermava Swift. Ma credo che se anche lo fosse sarebbe
    meglio dire che non lo è per convincerlo a cambiare. Siamo
    quello che pensiamo di essere. Quello che vogliamo essere.
    Per Spinoza rinunciare alla propria potenza individuale significa
    acquisirne una più grande come membro della collettività.
    Infatti una collettività che include davvero tutti alla pari sarebbe enormemente più potente, e quindi in proporzione ogni suo membro. E’ l’ Olismo: “L’ intero è superiore alla somma delle
    sue singole componenti”.

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  10. Vinicio Dolfi said,

    16 luglio 2012 a 18:45

    Bè, definire non lucidi chi la
    pensa diversamente non è
    indice di democrazia, nè
    ovviamente di buona educazione.
    Avevo scritto altro ma è stato
    cancellato. Non è facile scrivere
    su questo blog.

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    • 16 luglio 2012 a 19:11

      non è stato cancellato. C’è un filtro, perché non tutti sono commentatori civili e io non sono sempre sul blog ad approvare i commenti altrui.
      “Siamo quello che pensiamo di essere. Quello che vogliamo essere”.
      Questo è un enunciato che fa tanto New Age.
      Io invece penso che siamo quello che siamo, nel bene e nel male e che non si può ignorarlo.
      Curioso che il mio definirla una persona lucida (un complimento) sia diventato ai suoi occhi un giudizio di scarsa lucidità e come il mio dissenso nei confronti delle sue posizioni sia diventato un pretesto per accusarmi di scarsa democraticità e scarsa buona educazione solo perché lei disapprova la mia opinione.
      Ma immagino che l’ultimo commento non sia stato scritto a mente fredda, bensì sotto l’onda emotiva della frustrazione di non vedersi pubblicato il commento istantaneamente, come immagino succeda altrove. Però altrove è altrove e qui è qui.

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  11. Vinicio Dolfi said,

    16 luglio 2012 a 19:12

    Come non detto: il commento che credevo
    cancellato è ricomparso. Grazie.

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  12. Vinicio Dolfi said,

    16 luglio 2012 a 19:23

    Questi moduli di scrittura sono un pò rigidi….
    Bè, non so il vero motivo per cui l’ ho accusata
    di maleducazione, ma credo dipenda dal fatto
    che mi ha definito un angelista rosa, idealista
    e ingenuo, e adesso pure new age. Strano, dal
    momento che io ammiro un filosofo estremamente
    realista e concreto come John Dewej. E si, la parola
    umana è così fallace, si dice una cosa e viene capito
    il contrario……Se ha visto il film di Kubrik “Orizzonti di
    gloria” e si ricorda cosa dice alla fine il generale al
    protagonista capirà perchè mi sono irritato. Perchè questi moduli di scrittura si sovrappongono?

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  13. stefano fait said,

    16 luglio 2012 a 19:40

    A dire il vero a me Dewey non è mai piaciuto. Preferisco R.W. Emerson, che Dewey non ha capito (oppure ha tradito). Ma è un discorso lungo e richiederebbe un post ad hoc.

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  14. 30 luglio 2012 a 09:53

    […] Da tempo sostengo che i Tedeschi stanno subendo una tremenda manipolazione delle coscienze e che la teutonofobia mediterranea è ingiustificata, perché i principali responsabili del disastro europeo non sono i comuni cittadini tedeschi (o la maggioranza di cittadini greci che ha fatto il suo dovere), in gran parte impossibilitati a formarsi un giudizio ragionato ed informato su quel che sta succedendo, al pari della vasta maggioranza della popolazione mondiale. C’è al potere, nel mondo, un’oligarchia che si spaccia per europeista ed umanitaria ma non ha alcuna lealtà che trascenda l’egotismo e l’interesse di casta. […]

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  15. redpoz said,

    1 agosto 2012 a 07:52

    belle citazioni.
    peccato che persone intelligenti, come von Hayek, si rivelino a volte tanto stupide….

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  16. 14 agosto 2012 a 10:04

    […] Il neoliberismo è il fascismo dei nostri tempi. All’epoca di Mussolini (portato al potere anche grazie ai finanziamenti dell’industria bellica Ansaldo) usava lo stato corporativo per avvantaggiare i classici “poteri forti”, non certo per ostacolarli, ed oggi invece usa metodi molto meno grezzi ma non meno feroci.  […]

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  17. 14 novembre 2012 a 08:36

    […] nulla di intentato e voglio aiutare tutti i compagni che si oppongono in modo onesto e sincero al neoliberismo e al regime di Monti, che reputo fascistoide , e a cui occorre rispondere con un grande CLN (quello mi pare fosse embrionalmente in piazza il […]

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  18. Vinicio Dolfi said,

    13 Maggio 2013 a 10:36

    Ci tenevo a precisare meglio quanto ho detto prima.
    La società migliore, per dirla con Dewej, è quella nella
    quale vi è armonia tra i diritti del singolo individuo e
    quelli collettivi. L’ umanità non c’è mai riuscita. Il liberalismo
    ha realizzato unicamente i diritti degli individui più potenti;
    il socialismo reale del XX secolo con la burocrazia ha finito
    per fare la stessa cosa. Per arrivare ad una vera democrazia,
    oggi molto lontana, occorre una ricerca culturale molto concreta,
    perchè oggi quello che manca è il progetto.

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    • stefano fait said,

      13 Maggio 2013 a 13:49

      Sono d’accordo, ma secondo me il progetto c’è già; è che i tempi sono così avversi, per il momento, che occorre mantenere un basso profilo.
      P.S. Ben tornato! ;o)

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  19. Vinicio Dolfi said,

    13 Maggio 2013 a 15:27

    Si, i tempi sono terribilmente avversi. Ho avvertito la necessità di tornare su questo blog anche perchè ho fatto autocritica; penso che alcuni miei interventi precedenti siano un pò “metafisici”. Probabilmente il progetto c’è; ma non c’è un movimento politico che intenda realizzarlo. Di recente mi sono interessato alla “Primavera di Praga” del 68. A torto o a ragione, credo che lì fossero maturate idee interessanti.

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    • stefano fait said,

      13 Maggio 2013 a 15:38

      Ben venga la metafisica, che ci indica la strada giusta per il dopo. Per il momento, però, temo che sia facilmente strumentalizzabile da falsi profeti. Mi sento più attratto da un idealismo fortemente pragmatico, nella speranza che sia più digeribile e meno equivocabile.
      Aung San Suu Kyi mi pare un ottimo esempio: il suo pragmatismo è severamente criticato ed è accusata di essersi svenduta una volta raggiunto il potere. Ma la distanza che la separa dagli inciucismi patologici del PD è incommensurabile, come lo è la differenza dei contesti.
      Spero che un giorno tutto questo sarà chiaro.

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