è forse cambiato qualcosa? I banchieri hanno imparato la lezione?
Oppure continuano a giocare alla roulette russa con i nostri soldi, sicuri di restare impuniti, puntando la pistola verso la nostra testa e non la loro?
La seconda che ho detto.
Gli psicopatici che controllano banche così grandi che non possiamo lasciarle fallire, continuano a fare quel cazzo che gli pare a nostre spese, mentre la gente si suicida.
Questi mostri vanno fermati in qualunque modo perché, come Israele, sono totalmente fuori controllo. La gente deve cominciare ad informarsi su cosa sia la psicopatia perché l’ignoranza non è beata, non è una virtù e non è una scusante.
Marco Valsania, “I vertici ordinavano l’aumento di operazioni a rischio”, Sole 24 Ore, 13 maggio 2012
“E ieri è venuto alla luce che la forte spinta agli hedge aggressivi e rivelatisi disastrosi – a colpi di centinaia di milioni di perdite al giorno nel giro di due settimane – durava da mesi e arrivava direttamente da top executive”
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2012-05-13/morgan-vertici-ordinavano-aumento-142503.shtml?uuid=Aba7g0bF
Marco Valsania, “JP Morgan annuncia buco di due miliardi: torna l’allarme derivati”, Sole 24 Ore, 12 maggio 2012
“Uno «schiaffo» da due miliardi di dollari a JP Morgan e al suo amministratore delegato James Dimon, finora celebrato come il nuovo re di Wall Street. E un boccone amaro anche per tutte le grandi banche americane, che hanno assicurato di aver migliorato enormemente la gestione del rischio e denuciano il pericolo di strette troppo severe nella regolamentazione.
Le scioccanti perdite rivelate giovedì notte dalla più grande banca americana nel trading di derivati, che potrebbero salire a tre miliardi nel clima di volatilità dei mercati, hanno scosso la finanza e la politica: hanno riaperto il dibattito sugli eccessi speculativi e i pericoli che seminino nuove crisi. Il colossale passo falso di JP Morgan – una super-scommessa sbagliata sul miglioramento della salute di un gruppo di aziende – ha scatenato tensioni in Borsa: JP Morgan, ha ceduto quasi il 10% per poi assestarsi a un calo dell’9,3 per cento. E la prima bocciatura arriva da Fitch, che ha tagliato la valutazione su JP Morgan ad «A+» da «AA-».
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«È difficile sostenere oggi che le banche non abbiano bisogno di nuove norme per evitare azioni irresponsabili», ha detto il deputato Barney Frank, autore della legge Dodd-Frank. Il Senatore Carl Levin ha aggiunto che «le banche chiamano hedging scommesse rischiose che non dovrebbero mai fare». Scompiglio è filtrato anche tra le authority: la Sec ha avviato un esame del caso e il suo presidente Mary Schapiro ha affermato che tutti gli organismi di controllo sono «concentrati» su JP Morgan. La Fed, secondo gli operatori, potrebbe fermare i piani di dividendi e buyback azionari da parte degli istituti nonostante abbiano passato gli stress test.
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Non sono, inoltre, solo le autorità americane a voler fare luce: la Fsa britannica si sta muovendo dopo che al centro della vicenda è emerso l’ufficio di Londra del Chief Investment Office della banca, l’oscura divisione paradossalmente incaricata della protezione dal rischio e guidata dalla 55enne Ina Drew, molto vicina a Dimon. Un suo trader, il francese Bruno Michel Iksil che in passato aveva generato guadagni da cento milioni l’anno, ha orchestrato le scommesse ora mostratesi fallimentari. Ha ammassato una posizione da cento miliardi in derivati, in particolare su un indice legato ai corporate default, il CDX.NA.IG.9, che comprende 121 grandi società nordamericane. Vendendo credit default swap, protezione, sull’indice ha puntato su un miglioramento delle condizioni per le aziende. Quando è accaduto il contrario, nelle ultime sei settimane sono scattate le perdite. Iksil era stato già in aprile battezzato dai media americani la London Whale, la Balena di Londra, per le dimensioni delle sue operazioni in grado di influenzare il mercato. Non tutta la finanza ha però perso con lui: accettando la scommessa di JP Morgan, puntando cioè contro la premessa di Iksil, una dozzina di hedge fund ha guadagnato 30 milioni ciascuno”.
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“L’hanno chiamato, con un soprannome azzeccato, la London Whale, la balena di Londra. Una Moby Dick della finanza che ha causato a Jamie Dimon di JP Morgan, intrepido capitano Achab su mercati tempestosi, un naufragio da due, forse 2,3 miliardi di dollari. Sono queste le perdite di trading accumulate in poche settimane, sei per l’esattezza, da scommesse sbagliate sui derivati compiute da un’oscura divisione della banca, il Chief Investment Office, formalmente incaricato di effettuare hedging, cioè di proteggerla dal rischio. E soprattutto dal suo uffficio di Londra e da un trader divenuto appunto noto, per le dimensioni e l’aggressività delle sue operazioni, come la Balena.
Le perdite-shock della principale banca statunitense per asset, che alla fine del secondo trimestre potrebbero totalizzare oltre tre miliardi, stando alle prime ricostruzioni sono state generate da puntate troppo ottimistiche originate almeno in parte in Europa. Il Wall Street Journal indica tra i protagonisti cruciali il trader Bruno Michel Iksil, che vanta compensi da cento milioni di dollari l’anno e lavora anzitutto dalla capitale britannica: ha effettuato ingenti quanto fallimentari operazioni su credit default swap, attraverso un indice che segue 125 aziende. La sua posizione in derivati aveva oltrepassato il valore nominale di cento miliardi. L’ultima scommessa, quella del disastro, lo avrebbe visto vendere Cds, protezione contro default, nella convinzione che le condizioni finanziarie andassero migliorando. Quando il costo della protezione delle aziende ha al contrario preso a salire, sono scattate perdite.
La debacle, del tutto inattesa da analisti e operatori di mercato, è gestibile da JP Morgan sotto il profilo strettamente dei costi: solo nel primo trimestre dell’anno la banca ha generato profitti per 5,4 mliardi. Ma il colpo d’immagine è altra cosa: Dimon era considerato finora il nuovo re di Wall Street, capace di superare a gonfie vele la crisi del 2008. Secondo alcuni il chief executive sarebbe stato al corrente di molte delle mosse nel trading, sottovalutando lui stesso i rischi. La vicenda ha anche rilanciato i dubbi sulla salute delle grandi banche e gli appelli ad accelerare le riforme dell’alta finanza per imbrigliare nuovi e pericolosi eccessi. I titoli del settore, riflettendo la paure che le sorprese negative non siano finite, sono caduti ieri sera nel dopo mercato: JP Morgan ha ceduto oltre il 6% ma anche rivali quali Citigroup, Goldman Sachs, Bank of America e Morgan Stanley sono tutte scivolate di oltre il due per cento”.
stefano fait said,
15 Maggio 2012 a 13:50
Quando vi dicono che la colpa della crisi ricade tutta sulla gente che ha voluto vivere al di sopra delle sue possibilità, ricordatevi sempre che ciascuna delle principali banche d’affari (zombie banks) del mondo è messa molto ma molto peggio della Grecia o della California e che, tutte assieme, stanno socializzando le perdite dopo aver privatizzato i profitti.
Queste banche d’affari così enormi non dovrebbero esistere, sono una minaccia per la democrazia e per l’economia mondiale; la logica che le guida è identica a quella degli psicopatici ed è stata sintetizzata molto bene da Alessio Rastani:
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GAME OVER – consigli su come salvare ciò che c’è di più prezioso « Verso un Mondo Nuovo said,
13 giugno 2012 a 08:48
[…] [ma perché non dovrebbe essere statunitense? Butto lì dei nomi: Bank of America o JP Morgan] […]
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