Non mi fido del primo ministro o del ministro della difesa. Non credo in una leadership che prende decisioni basate su sentimenti messianici. Credetemi, li ho osservati da vicino … Non sono persone alle quali, a livello personale, affiderei la guida di Israele in un evento di questa portata. Stanno fuorviando l’opinione pubblica sulla questione iraniana. Raccontano alla gente che se Israele agisce, l’Iran non avrà una bomba nucleare. Questo è falso. In realtà, molti esperti dicono che un attacco israeliano accelererebbe la corsa iraniana alla produzione di una bomba atomica
Yuval Diskin, già direttore dello Shin Bet, i servizi di sicurezza interna, 28 aprile 2012
http://www.guardian.co.uk/world/2012/apr/28/israeli-spy-chief-warns-netanyahu-barak
Un’idea folle, la cosa più stupida che abbia mai sentito.
Meir Dagan, ex capo del Mossad, in merito all’ipotesi di un attacco all’Iran, 8 maggio 2011
L’Iran non rappresenta una minaccia per l’esistenza di Israele.
Ephraim Halevy, predecessore di Dagan, 4 novembre 2011
http://www.ynetnews.com/articles/0,7340,L-4143909,00.html
Un Iran dotato di bombe nucleari non costituisce necessariamente una minaccia esistenziale per Israele…L’espressione “minaccia per la nostra esistenza” è usata a sproposito.
Tamir Pardo, successore di Dagan, 29 dicembre 2011
http://www.israelnationalnews.com/News/News.aspx/151221#.TwLiKXpE_Gg
Questi non sono giusti, non sono persone di buona volontà. I servizi segreti israeliani si sono macchiati di crimini contro l’umanità e non si sono mai opposti alla pulizia etnica dei Palestinesi.
Questo post serve solo ad esortare tutte le persone che sono nella posizione di fare la differenza, a prescindere dal loro passato, ad agire nell’interesse del proprio Paese, se proprio non riescono a farlo per compassione nei confronti dei propri connazionali e degli altri esseri umani. Vale per Israele, come vale per l’Italia.
Per alcuni di loro ciò potrebbe significare il riscatto, una redenzione finale (cf. Gesù il Cristo e il ladrone e la parabola dei lavoratori della vigna).
Mauro Poggi said,
3 maggio 2012 a 10:09
La settimana scorsa ho visitato i campi di Auschwitz e Birkenau.
L’aforisma di George Santayana che avevo letto sulla targa all’ingresso del primo blocco mi ha accompagnato per tutto il tempo come un monito amaro e inascoltato: “The one who does not remember history is bound to live through again”.
Mentre giravo fra quella desolazione pensavo a Israele e alla Palestina, e mi chiedevo com’è possibile che i popoli imparino così poco dalla propria storia.
Una riflessione che avevo postato alcuni mesi fa mi tornava alla mente con insistenza: nessuno ha il diritto di piangere i morti del proprio paese se prima non impara a piangere i morti di tutto il mondo.
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grandebeltazor said,
3 maggio 2012 a 10:29
Bentornato – purtroppo i lager non appartengono al passato, come ho cercato di spiegare in un altro post del blog (“Children of Men”) e come invece spiega molto bene Rubenstein nello splendido e terribile “The Cunning of History: the Holocaust and the American Future (New York: Harper and Row, 1975). Auschwitz è una diversa tipologia di società (sfruttamento iper-intensivo dell’umano – e di tutto il resto) che rimane alla base della logica capitalista, come suo culmine. Pensare che una cosa del genere non accadrà mai più significa vivere in un mondo di illusioni, proprio quelle che ci hanno intorpidito a tal punto che non reagiamo più nel vedere tutte quelle iniquità che ci avvicinano al mostruoso revival.
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