Gli Stati Uniti in declino si fanno un altro nemico, uno piccolino: il Brasile

Glorie che, anche se splendono alte nel cielo, cadono a terra e si sciolgono perdendo ogni pregio

Eumenidi, l’hybris secondo Eschilo

La parola greca hybris esprime meglio di qualunque altra la natura di questo atteggiamnto. Per i greci indicava l’arroganza dell’eccesso, l’orgogliosa tracotanza, la sconfinata presunzione dell’uomo che cerca di acquistare gli attributi di Dio. Certamente gli Stati Uniti vivono sempre più in un regime di hybris e in pochi si rendono conto che con questo atteggiamento si stanno guadagnando un’ostilità crescente da parte del resto del mondo e in particolare da parte delle vittime della loro arroganza. […] raggiungeremo un senso del limite quando riusciremo a percepire questa ricerca dell’eccesso, della crescita illimitata, del dominio sulle alterità come un tentativo di rimozione della propria mortalità.

Marco Deriu, “Dizionario critico delle nuove guerre”, 2005, p. 256

“Il Brasile per noi si è trasformato nella Francia dell’America Latina. Il suo ostruzionismo nei negoziati internazionali sul clima, sul commercio o su qualunque altra cosa spesso è motivato da una volontà di esibire il proprio potere. Quando interferiscono nelle nostre iniziative per fermare il programma nucleare iraniano o impediscono l’accordo in altri negoziati lo fanno per obbligarci a prestargli attenzione. E ci riescono, Però non si rendono conto che questo atteggiamento riduce sempre più la nostra disponibilità a trattarli come un alleato affidabile. Dobbiamo aspettare che il Brasile maturi come potenza”.

Moisés Naìm sulla Repubblica di sabato 14 aprile 2012 (“Se Obama ignora il Brasile”) riporta l’opinione di una funzionaria dell’amministrazione Obama che vuole restare anonima.

Questa è invece la versione edulcorata dello stesso articolo per il Financial Times, che evita di insultare apertamente il governo brasiliano:

“A US government official speaking anonymously because of her dealings with Brasilia told me that Brazil is the “France of Latin America”, arguing that its “obstructionism in global talks is often driven by their need to assert their newfound power … Undermining our initiatives in Iran or over trade talks, for example, is their way of forcing us to pay attention to them.”

http://www.ft.com/intl/cms/s/0/9311c644-7da4-11e1-bfa5-00144feab49a.html#axzz1s0LMS7CT

Sarà interessante vedere come il governo brasiliano reagirà nel sentirsi definire “infantile” e nel constatare che ancora oggi vale il motto di Bush: “chi non è con noi è contro di noi”.

Lo ripeto: gli Stati Uniti finiranno molto, ma molto male (ma sempre meglio di Israele)

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