di Stefano Fait
Ciò che distingue la presidenza di Nicolas Sarkozy da quelle che l’hanno preceduta, al di là di una comune personalizzazione del potere propria alla V Repubblica, è di non avere alcun senso del limite, degli impedimenti e degli ostacoli che tutte le democrazia autentiche, vive e coscienti impongono al potere esecutivo. Non solo, questo presidente arriva perfino a vantarsi, in nome della “rottura” promessa e dell’attesa di efficacia che ha creato intorno alla sua persona, di non voler neppure prendere in considerazione tutto ciò che lo può bloccare, frenare o rallentare. Per lui, il movimento e l’azione, a qualunque prezzo, per tutti gli altri, l’immobilismo e la conservazione. Così facendo, questa presidenza ci ha abituato a un pensiero antidemocratico, ed è questo il “colpo di Stato” che ha realizzato: inquietante per l’immediato e pericoloso per l’avvenire.
Edwy Plenel, decano del giornalismo francese (cit. Guido Caldiron, “I fantasmi della République”, pp. 9-10)
Preferirei essere un monaco carmelitano che continuare a fare politica, se dovessi perdere.
Nicholas Sarkozy, 24 gennaio 2012
Sarkozy ha paura di perdere le elezioni, perché perderebbe l’immunità presidenziale.
Manuel Valls, responsabile della comunicazione della campagna elettorale di François Hollande
L’unica possibilità per Sarkozy di vincere queste elezioni è un evento esogeno nel paese, un evento internazionale, eccezionale o traumatico. Solo un cataclisma in grado di unire i Francesi attorno al presidente può offrire a Sarkozy una possibilità di rielezione.
Christophe Barbier, direttore dell’Express, “C dans l’air”, France5, 12 marzo 2012 [il video è stato successivamente rimosso]
Da ora in poi chiunque consulterà in maniera abituale dei siti internet che fanno apologia del terrorismo, o che fanno appello all’odio e alla violenza, sarà punito penalmente. Chiunque si rechi all’estero per seguire attività di indottrinamento a delle ideologie che portano al terrorismo sarà punito penalmente. La diffusione e l’apologia di ideologie estremiste saranno punite con gli tessi termini del codice penale che sono ora rivolti alla lotta antiterrorismo.
Nicholas Sarkozy, 22 marzo 2012
Non era violento. Non riesco a trovare un legame tra il ragazzo che conoscevo e quello che ha commesso questi attentati. È certamente cambiato nella sua testa, nelle sue convinzioni.
Christian Etelin, l’avvocato di Merah
Le analisi si sprecano riguardo alle tragiche vicende tolosane, all’antisemitismo, al multiculturalismo, alla missione civilizzatrice della Francia repubblicana, al ruolo di “Stabilizzatore Straordinario” di un Sarkozy che, fino al momento dell’attacco alla scuola ebraica di Tolosa, arrancava nei sondaggi, mentre ora è in testa.
Mohamed Merah, il responsabile della strage alla scuola ebraica, 23 anni, ha effettuato il suo primo attacco l’11 marzo, uccidendo un paracadutista francese, Imad Ibn-Ziaten, musulmano francese. Il 15 marzo è stata la volta di altri due soldati, Abel Chennouf e Mohamed Legouad. Un altro soldato è rimasto gravemente ferito. In questi attacchi Merah ha usato uno scooter rubato alla prima vittima. La polizia ha cominciato a stringere il cerchio attorno a lui quando si è fermato da un meccanico – pur essendo lui stesso un meccanico! – per farsi togliere un GPS-antifurto dal motorino rubato.
La mattina del 21 marzo 2012, Merah telefona al canale televisivo France 24 e informa un giornalista di aver filmato gli omicidi e che ha intenzione di metterli su internet [non mi risulta che questa registrazione sia stata resa pubblica].
Lo stesso giorno, “una bomba artigianale è esplosa davanti all’ambasciata dell’Indonesia, in un quartiere chic della capitale francese, senza causare feriti, ma danni ingenti. Testimoni hanno visto tre uomini lasciare un pacco vicino all’ambasciata”:
La polizia francese cerca di arrestarlo nel suo appartamento. Merah spara attraverso la porta e ferisce tre poliziotti. I rapporti di polizia indicheranno che Merah era armato con un AK-47, un Uzi, diverse pistole e forse (?) delle granate [le granate c’erano o non c’erano?]. Altre armi sono state trovate in una Renault Megane che aveva noleggiato.
La polizia fa esplodere della cariche per metterlo sotto pressione. Il portavoce degli Interni Pierre-Henry Brandet spiega che il terrorista ha cambiato idea e non intende più arrendersi [gas invece di cariche esplosive? Non sarebbe stato meglio, visto che non aveva ostaggi?]. L’irruzione del 22 marzo nell’appartamento dove è asserragliato Merah causa l’ulteriore ferimento di due poliziotti. L’autoproclamato jihadista si lancia dalla finestra. Viene ucciso con un colpo alla testa da un cecchino.
Merah, nonostante la giovane età e pur essendo uno jihadista dichiarato, ha viaggiato molto, è stato arrestato molte volte in diversi paesi con legami con il terrorismo. È persino andato in Israele, nazione che odiava, pur essendo stato inserito in una lista nera. Centinaia di sospettati di jihadismo sono stati trasferiti a Guantanamo o sono stati “smarriti” nella rete di prigioni segrete della Guerra al Terrore. Lui, che non ha mai nascosto le sue inclinazioni, ha potuto proseguire con le sue attività.
La Reuters ha intervistato il direttore della prigione afghana di Sarposa, nei pressi di Kandahar, che afferma che Merah era stato detenuto lì fino al 13 giugno del 2008, giorno in cui ci fu un’evasione di massa. L’avvocato di Merah ha smentito: tra il dicembre del 2007 ed il settembre del 2009 era in prigione in Francia, per rapina a mano armata. Caso di omonimia?
Quel che è certo è che è un giovane scapestrato: ruba, minaccia, picchia e guida senza patente; per esempio, lo scooter Yamaha T-Max, quello del massacro alla scuola ebraica.
La sua famiglia non sa come controllarlo, lo abbandona al suo destino. Si reca in Afghanistan nel 2010, dopo aver minacciato i suoi vicini in Francia con una spada, urlando “Allah Aqbar”. Denunciato almeno tre volte per questo comportamento, la polizia non prende provvedimenti contro di lui. Quando Claude Guéant, il ministro degli Interni francese, lo definisce “calmo e posato” dice una fesseria sbalorditiva ed irresponsabile. Chi lo conosce lo descrive come un fondamentalista islamico, ossessionato dalla jihad, che tiene in casa scimitarre appese al muro ed un gigantesco Corano, che ascolta canti che incitano alla violenza, che guarda raccapriccianti video di Al-Qaeda in cui si uccidono e sgozzano uomini e donne:
Sono i video del kamikaze che, due giorni prima dell’11 settembre 2001, uccise il grande Massoud, uno dei combattenti per la libertà più democratici e raffinati che si possano immaginare, specialmente per gli standard di quella regione:
http://it.wikipedia.org/wiki/Ahmad_Shah_Massoud
Video diffusi da un sito gestito da qualcuno che non scrive in arabo e che serve a reclutare jihadisti.
È noto – perché non l’hanno mai nascosto – che qualche decennio fa la CIA usava le stesse strategie (video, canti, predicatori) per reclutare mujaheddin da usare per trasformare l’Aghanistan nel Vietnam russo. Non lo faceva solo in Asia:
http://www.statecraft.org/index.html
Anche Merah si definisce un mujaheddin in missione per spazzare via dalla faccia della terra quelli che uccidono i musulmani [dunque anche se stesso, visto che ha ucciso tre soldati musulmani] ed è violento, fuori controllo:
Suo fratello è già piombato nel vortice salafista [sono i salafisti che hanno ucciso Vittorio Arrigoni e che hanno scatenato il caos in Siria:
http://www.informarexresistere.fr/2012/02/15/le-singolari-antipatie-di-al-qaeda/#axzz1pkJAZiL8
Ed è possibile, secondo Gilles Kepel, che sia stato lui a fargli il lavaggio del cervello [l’intervista a Kepel è senza audio, si attende che sia ripristinato, se mai lo sarà].
Nonostante tutti questi precedenti, Merah ottiene senza problemi un visto per il Pachistan. Viene brevemente arrestato dai servizi di sicurezza afghani a Kandahar, a novembre del 2010, e poi liberato, dopo aver avvertito l’ambasciata francese a Kabul:
http://www.slate.fr/france/51909/tuerie-suspect-arrete-afghanistan
http://www.slate.fr/france/51941/mohammed-merah-toulouse
Anche in Pachistan viene segnalato alle autorità francesi per il suo comportamento violento. È quindi impossibile che Guéant sia in buona fede quando lo descrive come “calmo e posato”. Guéant mente oppure è un totale incompetente.
L’esperienza afghano-pachistan di Merah è fallimentare (se ne torna con l’epatite).
La ripete comunque due volte, sempre senza trovare ostacoli alla partenza o all’arrivo, pur essendo stato schedato in una no-fly list dall’FBI:
http://abcnews.go.com/Blotter/french-school-shooter-us-fly-list/story?id=15981115#.T2uZkfWrQ4c
Si reca in Israele ed in diversi paesi medio-orientali, senza mai essere fermato:
Sono gli Americani ad espellerlo dall’Afghanistan. Perciò anche gli Americani sapevano bene chi era Merah. È improbabile che non abbiano informato a loro volta i Francesi su chi stavano rimpatriando.
I funzionari del ministero degli Interni francese erano perciò stati informati da Afghani, Pachistani ed Americani e non possono fingere di essere stati presi in contropiede.
Merah, incredibilmente, aveva anche deciso di arruolarsi nella Legione Straniera (!!!!!):
http://www.ilmessaggero.it/articolo_app.php?id=46666&sez=HOME_NELMONDO&npl=&desc_sez=
“Nel 2010 aveva anche provato ad entrare nelle Legione Straniera, presentandosi nella notte in un centro di Tolosa dove però, di spontanea volontà, se ne sarebbe andato senza partecipare ai duri test di valutazione. L’uomo da tempo era noto al Dcri, l’intelligence francese, perchè segnalato dai servizi segreti pakistani. Anche il fratello che è stato arrestato all’alba e nella cui auto è stato rinvenuto dell’esplosivo si è dichiarato jihadista salafita.
http://blog.panorama.it/mondo/2012/03/21/chi-e-mohammed-marah-il-killer-di-tolosa-il-ritratto/
La BBC suggerisce che questa vicenda apporterà consistenti vantaggi elettorali a Sarkozy
www.bbc.co.uk/news/world-europe-17460652
ALCUNI INTERROGATIVI
Merah è sempre stato violento o lo è diventato?
Poteva essere fermato?
http://www.lettera43.it/attualita/44472/tolosa-la-strage-poteva-essere-evitata.htm
Poteva essere preso vivo (Sarkozy aveva dichiarato di volerlo vivo)?
http://www.lettera43.it/cronaca/44597/tolosa-la-polizia-ha-fallito.htm
La Francia è al centro di una strategia della tensione?
http://it.wikipedia.org/wiki/Strategia_della_tensione
Quali rapporti intrattiene il governo francese con gli jihadisti?
http://blog.panorama.it/mondo/2011/09/05/jihadisti-in-libia-per-loro-garantisce-sarkozy/
Israele sta cercando di “convincere” gli Ebrei europei – la Francia è al terzo posto nel mondo, dopo Israele e Stati Uniti, per numero di Ebrei residenti – a trasferirsi in Israele, “al sicuro”, come già fece con gli Ebrei sefarditi che vivevano pacificamente nei paesi arabi al momento della fondazione di Israele?
http://www.gilad.co.uk/writings/is-it-an-israeli-false-flag-again.html#entry15547959
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=4504
“Se noi ebrei vogliamo esistere ed essere forti, dobbiamo capire che c’è uno Stato ebreo di cui Gerusalemme è la capitale”. “I nostri figli nel mondo intero dovrebbero sentirsi toccati, e diventare soldati in Israele, all’età richiesta e quando la necessità si fa sentire”. “Tutti gli ebrei dovrebbero conoscere le stesse paure e le stesse speranze per i loro bambini”. “Gli ebrei possono non condividere la politica israeliana a condizione che si considerino come israeliani”. “Senza dubbio la maggioranza degli ebrei non ha voglia di abbandonare la propria posizione sociale, acquisita nella Diaspora, e di rinunciare al proprio lavoro, ma devono capire che non hanno più scelta. Hanno un paese che appartiene loro, e se lo desiderano possono acquisire la doppia nazionalità. Se un ebreo vuol veramente diventare un ebreo autentico, deve diventare israeliano”. “I nostri nemici e i nostri detrattori ci rispetterebbero di più, se fossimo uniti nel credere che israeliani ed ebrei sono la stessa cosa”. “In quanto popolo monoteista più antico meritiamo rispetto”. “In Israele c’è uno stato ebraico basato su principi ebraici. Essere ebrei in Israele non significa essere una minoranza in un paese sicuro, ma appartenere ad una maggioranza che affronta delle responsabilità e dei pericoli”. “Non bisogna dimenticare che gli ebrei sono un popolo del deserto, che Abramo ha lasciato il suo focolare per partire nel deserto. Allora perché non torneremo alle nostre radici e alle nostre origini?”. “Dovremmo essere molto fieri, d’avere un paese nostro, e dunque dovremmo sostenerlo e restare uniti”. “Dio ci benedica”.
Alain Elkann, “Gli ebrei diventino tutti cittadini di Israele”, La Stampa 10 giugno 2010.
Stefano Fait said,
23 marzo 2012 a 14:27
La mia idea, provvisoriamente, è che il tizio fosse veramente un fanatico e sia stato manipolato per farlo esplodere al momento più opportuno. Queste cose sono tecnicamente possibili da molto tempo: http://voices.washingtonpost.com/spy-talk/2010/11/cia_brain_experiments_pursued.html,
http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2005/06/15/AR2005061502685.html
Nella migliore delle ipotesi, non è stato fatto nulla per fermarlo in tempo perché il disordine genera bisogno di ordine,
In alternativa era un candidato manciuriano andato fuori di testa per conto suo, prima del tempo.
Penso anche che alcuni dei giornalisti francesi che accusano il governo e l’intelligence di gravi inadempienze sospettano quel che sospetto io. Se continueranno a sollevare dubbi la cosa potrebbe essere fatale per Sarkozy.
Staremo a vedere.
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grandebeltazor said,
26 marzo 2012 a 14:38
Sul Foglio appare un articolo ispirato da “fonti d’intelligence che hanno parlato con il Foglio”. Aggiungo quest’interpretazione degli eventi solo per permettere ai lettori di escluderla: il Foglio? Servizi segreti che informano Giuliano Ferrara? Giuliano Ferrara complottista?
Da toccare solo con una pertica, tenendosi a debita distanza.
Daniele Raineri, “Lo stragista francese di al Qaida è un’operazione d’intelligence finita male”, Il Foglio, 22 marzo 2012
“Il giovane francese di al Qaida che uccide soldati ed ebrei nella zona di Tolosa è un’operazione dei servizi segreti francesi finita male. Mohammed Merah era un agente al servizio di entrambe le parti, un individuo diviso a metà: una quota in mano all’organizzazione terrorista e una quota in mano ai servizi di sicurezza del governo. Fino a quando nel suo foro interiore la metà in mano all’estremismo, quel partito jihadista che teneva nascosto dentro l’anima, ha prevalso, fino alle stragi e alla morte in casa dopo trenta ore di assedio per mano della polizia. La storia ricorda quella dell’informatore arruolato dai servizi giordani e da questi passato all’intelligence americana che, con il pretesto di voler confidare informazioni sulla posizione dei leader di al Qaida, nel dicembre 2009 fu ricevuto in una base della Cia e si fece saltare in aria uccidendo 7 agenti.
Secondo fonti d’intelligence che hanno parlato con il Foglio, mercoledì, durante l’assedio al numero 17 di Rue du Sergeant Vigné, il suo “handler”, ovvero l’agente dei servizi che aveva il compito di tenere i contatti con lui e di seguirlo nella sua “carriera” all’interno della rete islamista (Merah era membro di un gruppo estremista sciolto d’autorità il mese scorso) è entrato senza problemi nell’appartamento a negoziare una resa che non creasse troppi imbarazzi all’organizzazione che lo gestiva. Una conferma indiretta: secondo la rivista francese Le Point, uno dei prossimi obbiettivi sulla lista di Merah era “un funzionario dei servizi segreti di origine islamica”. Le Point non dà il nome e non spiega perché un giovane spiantato della periferia di Tolosa conoscesse un funzionario d’intelligence e anche la sua professione religiosa. Merah intendeva uccidere il suo contatto con i servizi. C’è anche il sospetto che in un primo momento, dopo i due attacchi consecutivi per strada ai soldati, Merah fosse stato escluso dalla lista dei potenziali terroristi perché considerato “uno dei nostri”.
Anzi: il suo handler gli avrebbe chiesto informazioni sulle uccisioni e sui possibili responsabili, invece che inserirlo tra i nomi da controllare e sorvegliare da vicino – come sarebbe dovuto accadere considerati i suoi precedenti, come i viaggi in zone di guerra.
Il Monde scrive che “permangono dubbi sulla capacità di autofinanziamento di Merah, che da solo si sarebbe pagato armi, affitti di case, viaggi in Asia. Dubbi manifestati anche dal procuratore di Parigi, che ha detto: ‘Il livello di reddito era da Rsa’” (Revenu de Solidarité Active, è il sussidio pubblico di povertà). Scrive ancora il Monde: “Ulteriori indagini sembrano necessarie per capire chi lo aiutava, ma per ora si fermano a una zona grigia”.
Più che le note riservate sui suoi rapporti con i servizi, più che la pista dei soldi, è la storia dei suoi viaggi che travolge la versione finora sostenuta dalla polizia francese, quella di un lupo solitario che all’improvviso decide di abbandonarsi a una catena di uccisioni con finale non aperto. Il procuratore di Parigi, Francois Molins, ha parlato di “auto radicalizzazione di un salafita dal profilo atipico”. In realtà la lista dei timbri sul suo passaporto racconta un percorso strutturato verso il jihad. Il 22 novembre 2010 la polizia afghana lo ferma a Kandahar, la città dell’Afghanistan dove la presenza dei talebani è più forte. Consegnato ai francesi del contingente Nato, è rispedito in Francia. Nel mezzo passa brevemente per le mani degli americani ed è un ufficiale americano che ora dice al Monde: “E’ stato in Israele, in Siria, in Iraq e in Giordania”. Prima dell’arresto, va al consolato indiano di Kandahar e chiede un visto per l’India. Aggiunge una fonte militare francese: è stato anche due volte in Iran (la Dcri, i servizi che si occupano di controspionaggio e lotta al terrorismo, nega). Nel 2010 va in Pakistan per sposarsi, ma è espulso. L’anno seguente torna nel paese ed entra clandestinamente nelle due agenzie tribali che fanno da casa al jihad: il sud e il nord Waziristan. Altri legami. I fratelli Merah sono vicini a un gruppo di estremisti arrestato nel 2007 e condannato nel 2009 per terrorismo a Tolosa. Come lui potesse essere presentato come un francese normale e scollegato che vivacchia alla periferia di Tolosa è un mistero. Anche le armi trovate nell’appartamento, un fucile d’assalto e un mitra, farebbero parte del suo “pacchetto di libertà relative” in cambio di informazioni dall’interno della rete estremista”.
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grandebeltazor said,
30 marzo 2012 a 13:38
Il Caso di Merah, l’Attentatore di Tolosa
“Dopo l’ 11 Settembre 2001, il terrorismo di matrice islamica fondamentalista ha fatto la sua ricomparsa in Europa, anche se con finalità diverse da quelle manifestatesi in precedenza. Fra le intelligence europee, quella francese ha goduto di una maggiore esperienza, altamente specifica, maturata sia durante le azioni di contrasto condotte in Nord Africa e in Francia, sia per una quasi ventennale esperienza di infiltrazione nei gruppi fondamentalisti islamici. Dal 2001 ad oggi, ha contrastato il terrorismo seguendo i propri metodi operativi , spesso non coordinando le proprie attività, in particolar modo gli arresti, con le altre intelligence d’ Europa.
Ed è proprio per questo motivo che restano molti aspetti da chiarire riguardo il caso di Mohammed Merah. L’attentatore di Tolosa si era recato in Pakistan, proseguendo poi in Afghanistan, fino a giungere nei campi di addestramento dei fondamentalisti.
Arrestato in Afghanistan, evaso, successivamente riarrestato e consegnato dagli statunitensi ai francesi. Generalmente una figura di questo genere, se lasciata libera di circolare, è prassi che venga monitorata con un livello più o meno inteso, a seconda dei casi specifici. Alla comparsa dei primi dubbi riguardo le sue attività, verrebbe subito trattenuta dalla polizia per comprendere la sua reale pericolosità. Qui incontriamo una prima stranezza.
Infatti Merah si era già riproposto come un fanatico mostrando, anche a sconosciuti, dei video di attività dei fondamentalisti islamici, video che fra l’altro, mostravano decapitazioni e uccisioni sommarie. Nonostante fosse stato nuovamente segnalato alle forze dell’ordine, nessuna misura restrittiva è stata presa nei suoi confronti. Giunti a questo punto, sono ormai fin troppo evidenti gli errori di valutazione da parte dell’ intelligence francese. Errori perseguiti con la non immediata individuazione del soggetto come responsabile dell’ omicidio dei tre paracadutisti. Fatto che gli ha permesso di realizzare il massacro alla scuola ebraica.
L’ultima stranezza riguarda l’intervento delle forze speciali. Durato troppo a lungo e condotto con metodi assolutamente singolari. Una volta rimasto solo nell’edificio, Merah non aveva nessun modo di garantirsi una protezione. Non aveva con se ostaggi. Non poteva infliggere danni a persone nelle vicinanze. Nemmeno se avesse fatto esplodere il suo appartamento, come accaduto in Spagna nel 2004, durante l’azione nei confronti dei terroristi responsabili degli attentati di Madrid.
Invece è riuscito nel suo intento, di blindare il suo appartamento con i suppellettili di cui disponeva, ed impegnare le forze speciali in un lungo scontro a fuoco inteso e prolungato causando feriti, anche gravi, fra le forze dell’ ordine.
Per finire, resta inspiegabile, al momento, il fatto che le forze speciali francesi non abbiano deciso di utilizzare un gas paralizzante per colpire il terrorista, evitando così lo scontro a fuoco. Avrebbero potuto usare un gas anche in maniera massiccia, senza il rischio di coinvolgere gli altri inquilini dell’edificio, ormai da tempo evacuati. Eppure non lo hanno fatto.
Molti di questi dubbi troverebbero una semplice spiegazione se venisse confermata la notizia, proposta da alcuni fra i principali quotidiani francesi, secondo cui Merah non era nient’altro che uno dei tanti, l’ennesimo, infiltrato dei servizi segreti francesi all’interno dei gruppi fondamentalisti islamici. Questa pratica di infiltramento, di cui abbiamo discusso, prosegue da decenni e proprio per questo, la notizia non ci stupirebbe. Inoltre, sembrerebbe trovare un’ulteriore conferma, considerando che un uomo, dei servizi segreti francesi, è stato visto ripetutamente entrare e uscire dall’appartamento di Merah, nelle ore precedenti l’intervento delle forze speciali. Notizia confermata dalla stampa francese. Secondo la quale, sulla lista dei prossimi obbiettivi dello stesso Merah, sarebbe comparso anche il nome di un agente dei servizi segreti francesi di origine magrebina.
Viste le esperienze e le informazioni disponibili relative sia ad esse, sia riguardo il percorso di altri infiltrati, è altamente probabile che Merah stesse già lavorando per i servizi segreti francesi, prima di recarsi in Afghanistan. Questo fatto troverebbe ulteriore conferma dalla facilità con cui è stato ceduto dagli americani ai francesi e da questi rimesso in libertà. Inoltre l’esercito statunitense, che sembra disporre di una lunga serie di informazioni su Merah, conferma che il soggetto ha viaggiato a lungo e per tutto il medio oriente.
Catturandolo vivo, forse, i media avrebbero potuto comprendere ulteriori aspetti, oltre a quelli emersi fin’ora. Se avesse veramente lavorato, fornendo informazioni, per i servizi segreti. Quale genere di trattamento gli fosse stato riservato, durante questa sua collaborazione. Cosa lo avesse realmente spinto a compiere il triplice omicidio dei militari francesi, prima di portare a termine il massacro alla scuola ebraica. Inoltre avrebbe potuto fornire informazioni anche riguardo il fenomeno dei mujahidin musulmani di origine europea, fenomeno forse troppo sottovalutato dai media. Tutto questo, nel mezzo della campagna elettorale per le elezioni presidenziali”.
Lorenzo Adorni – 23 / 03 / 2012
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“False Flag”. Boston: documenti francesi, degli americani, destinati agli “italiani”. Cosa si nasconde nel silenzio dei media? | Escogitur.it said,
26 aprile 2013 a 13:21
[…] https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/03/23/cose-successo-a-tolosa/ […]
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