Padania e Baviera

Affinità e divergenze tra Padani e Bavaresi

di Gabriele Merlini

C’è una storiella fenomenale che torna ciclicamente sui media. Un po’ come l’elezione del cane più brutto del mondo o il cliccatissimo divorzio hollywoodiano. E spesso si presenta in relazione a congressi straordinari, plenarie o estemporanei spazi di confronto (dal monologo alla sfilata di elmi normanni –Nasalhelm in tedesco- quelli senza corna) della Lega Nord. Cioè raffrontare il cosiddetto Carroccio alla CSU bavarese, costola della CDU o Christlich Demokratische Union Deutschlands nazionale. Nonché -per estensione- il nord padano al sud della Germania. Vie d’approccio mediatiche differenti ma parimenti funzionali: una sembrerebbe essere il citare a rotazione qualche esponente promulgatore della idea di unire («confederare») la zona che dalla Bassa conduce a Bressanone quindi Svizzera, Baviera e il Baden-Württemberg (aree che senza dubbio non stanno nella pelle in vista dell’evento)

o rapportarle secondo i crismi di alta produttività, diffuso benessere e status scomodo di motore nazionale. E certo tutto pare pienamente lecito: discutibile che possa suonare, è una teoria. Però l’argomento risulta al tempo stesso scivoloso e tagliente poiché il distratto può pensare male ossia che la Lega (nelle proprie -ormai superate, sicuro- correnti: barbari sognanti e/o cerchio magico) abbia davvero profonde similitudini con la CSU bavarese. Da qui l’idea di un riassuntino/confronto in vista dell’aggiustamento reciproco.

Per dire. La Christlich-Soziale Union in Bayern è un partito tedesco che opera solo in Baviera, che sarebbe un Land della Germania, che sarebbe una repubblica federale. La Lega Nord è un partito italiano che nella norma può operare in qualsiasi regione d’Italia, che non è una repubblica federale.
La CSU bavarese è un partito conservatore dalle posizioni più conservatrici rispetto alla CDU nazionale. La Lega Nord è un partito chissà se più a destra o sinistra o alleato o avversario del Popolo della Libertà, che sarebbe il movimento con il quale ha governato lungamente.

La CSU ha governato in Baviera da quando è stata fondata, e da qui l’appellativo di «partito egemone». Furono esponenti della CSU tutti i primi ministri bavaresi dal cinquantasette a oggi (più dal quarantasei al cinquantaquattro) mentre la Lega ha alternato exploit notevoli a fiaschi tremendi e quando infila qualcuno su qualche scranno ci sta che sia pure rubricato alla voce lista civica.

«Rimodellare il Carroccio sul modello della CSU bavarese» è mantra frequente nei titoli del giornali e dovrebbe infondere un po’ di allegria allo spaesato elettore reduce da tempi complicati: i tedeschi offrono infatti solide garanzie di serietà e meglio accodarsi a loro che a sciagurati concittadini, no? Come e in che modo però rimane un mistero. Farsi un proprio parlamento (la Baviera di fatto ce l’ha)? Strada percorribile e già percorsa ma ahimè le targhe finte su palazzi altrui paiono riscuotere relativo successo. Mala tempora. Allora riguadagnare credibilità attraverso una costante opera di pulizia interna, muniti di scope decorate in verde? Ok tuttavia non prendete in questo caso come modello la CSU, scossa com’è da ricorrenti polemiche e accuse (ultime l’idea di rimettere in giro il Mein Kampf per prevenire una feroce diffusione allo scadere dei diritti, o la sparata del celebratissimo pluri-presidente Edmund Stoiber sulle sorti elettorali della nazione: «non posso accettare che sia di nuovo la Germania Est a decidere chi sarà il prossimo Cancelliere. Non si può permettere che della gente frustrata determini le sorti della Germania.» Eccetera.)

Avanti.

«Ad Assago elezioni plebiscitarie per il nuovo leader del Carroccio. Come modello la CSU bavarese» titola la Padania di lunedì due luglio. «Governatori e sindaci guerrieri il vero esercito padano, che guarda all’Europa dei popoli.»

Europa dei popoli capace di offrire qualche elemento di comunione ai due movimenti, seppure anche qui con talune differenze. Vale a dire sia la Lega che la CSU bavarese -o buona fetta di essa- hanno qualche problemino nei confronti dell’Euro e l’Unione e i popoli, con i primi che ci sparacchiano contro appena possono, mentre i secondi che si limitano a un approccio più soft suggerendo l’uscita di qualche stato membro, poi si vedrà (ultima cronologicamente la Grecia per bocca di Hans-Peter Friedrich: «Atene non ha soltanto un problema di liquidità ma anche problemi strutturali e di crescita. Per questo deve seriamente prendere in considerazione di uscire dall’euro.» Il tutto mentre da Berlino Angela Merkel sosteneva l’esatto opposto alla stampa estera.)
L’avere evitato il gesto dell’ombrello o il dito medio nella redazione dello Spiegel è segno di discontinuità della CSU bavarese con il movimento di via Bellerio. Ma c’è tempo per venirsi incontro.

Sorvolando infine sugli aspetti etici («la CSU è per una politica basata sulla responsabilità cristiana. A ciò si accompagna il rifiuto di progetti utopistici per il futuro» dal sito ufficiale) o religiosi, sebbene ad oggi poco spazio abbiano avuto nel cristianesimo caratterizzante la CSU le divinità fluviali, i soli delle Alpi e druidi. Ma anche qui c’è tempo per venirsi incontro. D’altronde se ne parla da pochissimo («D’Onofrio: facciamo come la CSU bavarese» sul Corriere della Sera, 7 febbraio 1998) e perché affrettarsi?

http://www.eastjournal.net/germania-affinita-e-divergenze-tra-il-compagno-padano-e-noi-cattolici-bavaresi/18891

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https://versounmondonuovo.wordpress.com/2012/07/22/contro-i-miti-etnici-alla-ricerca-di-un-alto-adige-diverso-un-libro-preveggente/

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